558 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 12. ciprocità esigeva che anche l’imperatore fosse alquanto condiscendente al papa nei suoi negozi. Che consolazione, che consolazione! esclamò Granvella: manderemo al papa tutte le truppe, che gli facciano una salva e una trombettata innanzi! Ora in seguito a questa sprezzante ripulsa, anche Verallo non si contenne più ed enumerò una serie di punti, nei quali Carlo V aveva lasciato mancare qualsiasi condiscendenza; l’affare non ancora sbrigato della commenda di Barletta, le violazioni della giurisdizione ecclesiastica a Napoli e in Ispagna ecc. Gran velia replicò non doversi mescolare negozi generali con privati, e con aria minacciosa rilevò, che se il papa non prestava un aiuto più franco e migliore, si sarebbe costretti a curare in altro modo gli interessi (imperiali. Quando poi il nunzio portò in campo la contesa di Pier Luigi col conte del Verme, i due diplomatici tornarono a scontrarsi violentemente. Nel calore della disputa essi s’alzarono dalle loro sedie, circostanza di cui Granvella approfittò per licenziare finalmente il nunzio. Nella relazione, che subito mandò a Roma su questo incidente, Verallo tira la conclusione, che Carlo V mirasse a far valere la sua supremazia in tutta Italia.1 Quale impressione questa e altre notiz/ie dovettero produrre in Roma è chiaro. Fu cosa sommamente imprudente da parte dell’imperatore stuzzicare e offendere il papa in un momento, in cui gli si chiedeva il prolungamento dell’alleanza. Il cardinale Farnese, che rientrò a Roma il 10 novembre, trovò il papa tuttora indeciso, ma profondamente fenito perchè persino in cose sì piccole come l’affare degli spogli di Badajoz l’imperatore non addimostrasse ancora la minima cortesia. Nè afflisse meno il papa il contegno di Granvella nella contesa fra Pier Luigi Farnese e il conte del Verme. Ai 13 di dicembre si diede al Verallo l’istruzione di tornare a parlare coll’imperatore dei due .negozi : nella lettera relativa il Cardinal Farnese batte sulla necessità di stabilire una pace fra Carlo V e Francesco I dipendendo da essa tutto il resto.2 Per una tal pace il papa aveva già tanto più zelantemente lavorato a pai-tire dal novembre3 quanto più chiaro aveva riconosciuto le conseguenze che avrebbe recate con sè una rottura di quei due. In questo caso, poiché durava ancora la sua alleanza coll’imperatore, egli veniva in conflitto colla Francia e perciò molto gli doveva importare di indurre l’imperatore ad arrendevolezza verso Francesco I, alla cessione del Piemonte. Col fatto che in questo negozio mettevasi dalla parte del re francese, egli se lo rendeva obbligato, cosa che aveva doppio valore data la tensione con Carlo V. 1 A . la lettera di Vernilo del 12 novembre 1546 in Nuntkiturbei'ichle IX. 339 ss. 2 V. la lettera di Farnese del 13 dicembre 1546 ibid. 387 s. 3 V. Nuntìatvrberichte IX, xmi.