712 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 15 b. senza profondo dolore confessiamo, che non solamente Goti, Vandali ed altri barbari, non soltanto Greci e le ingiurie del tempo, ma la nostra propria trascuratezza e colpa, dolo e avarizia hanno abbattuto, distrutto e dissipato i venerandi ornamenti dei Quiriti. Va dato colpa a noi pure se sterpi, edera ed altre piante si sono annidate nelle antiche fabbriche, rompendo le muraglie, se piccole case e bettole si sono appiccicate ai monumenti pregiudicandone la bellezza, se finalmente, cosa molto più da condannare, siano stati sottratti alla città e trasportati all’estero statue, sculture, tavole di bronzo e di marmo, oggetti di porfido e di pietre numidiche e altro ». Manetti, di cui vengono fatti rilevare l’amore a Roma e lo zelo per lo studio deH’antiehità, curerà che per quanto sia possibile i monumenti della città e dintorni e tutte le statue, iscrizioni e marmi vengano conservati, purgati da sterpi ed edera, non vi si aggiunga costruzione alcuna, nulla sia fatto a pezzi, cotto per farne calce e allontanato da Roma.1 Disgraziatamente per le missioni politiche affidategli, Manetti era di spesso assente dall’Urbe.2 Questo fatto e ancor più la circostanza, che solo molto lentamente si svolse l’intelligenza più profonda per le reliquie dell’antichità, furono la causa, che, a malgrado del decreto papale, dopo come prima si continuasse a servirsi delle rovine quali comode cave di marmi e travertino. E poiché l’archeologia era ancora ai suoi primi passi, ciò facendo si produsse maggior danno di quel che si sospettasse. Già la costruzione della via trionfale per Carlo V danneggiò molti monumenti del Foro. Là negli anni 1539 e specialmente 1540, giusto quando Manetti fu assente per due missioni in Francia, hanno barbaramente infierito i ricercatori di materiale per la costruzione della chiesa di S. Pietro. Là come in altri luoghi questo disordine ha durato anche negli anni seguenti.3 Paolo III è correo in queste distruzioni poiché addì 22 luglio 1540 aveva dato ai deputati della Fabbrica di S. Pietro la facoltà di far scavare dappertutto in e fuori della città in cerca di blocchi di marmo e travertino e di colonne.4 Anche qui si ha un esempio del contrasto, in cui si muove l’età di transizione del papa Farnese: il breve del 1534 annunzia una nuova epoca, quello del 1540 segna una ricaduta nelFantica cattiva usanza, che indi innanzi prese piede tanto più forte quanto ,più grande diventò l’attività edilizia. Seppure vennero conservate parecchie iscrizioni e pezzi architettonici usandone a ornamento di corti di pailazzi e di giardini, la maggior parte tuttavia dei ritrovamenti 1 Makoi, Archiatri II, 280. 2 Cfr. sopra p. 695. 3 Vedi Hülsen in Bull. <1. lut, arch. Germ. Ili, 208 s. ; Lanciani II, 184 ss. Quest’ultimo (Ancient Rome 276) qualifica gli anni 1540 a 1549 un periodo del terrore per il Foro Romano. 4 Testo del breve in Rev. archéol. 1884, III 308 s.