378 Paolo III. 1534-1549 Capitolo 7. La bolla uscì il 18 ottobre 1549. In essa la Compagnia di Gesù per ragione dei suoi meriti viene liberata dall’obbligo del censo e da ogni giurisdizione episcopale. Nessun membro delFOrdine può senza il consenso del generale accettare vescovadi o altra dignità ecclesiastica. L’Ordine non può venire obbligato ad assumere la cura spirituale di religiose. I fedeli possono confessarsi e comunicarsi presso i sacerdoti dell’Ordine senza dover chiedere il permesso del loro parroco, esclusi soltanto la comunione di Pasqua e il ricevimento del Viatico. Seguono numerosi altri favori e facoltà di varia indole: si confermano le concessioni anteriori, che vengono considerevolimente ampliate per i paesi di missione.1 Dal 1539, quando la Compagnia di Gesù ottenne la prima approvazione, cominciò a migliorare in Roma anche la sua condizione esteriore. In detto anno, rinunciando ai suoi ricchi beneficii entrò fra i padri, che abitavano a pigione nella casa Frangipani, Pietro Codacio. Questo primo gesuita di sangue italiano era un nobile, amato presso l’alto clero.2 Egli assunse la cura dell’abitazione, vitto e vestito dei confratelli. Più di tutto s’abbisognava d’una chiesa. Ignazio aveva gettato gli occhi sulla parrocchiale di S. Maria degli Astalli, volgarmente detta S. Maria della Strada, che sorgeva non lungi dal piede del Campidoglio e in vicinanza di S. Marco, residenza estiva del papa. L’edificio era angusto e incomodo, ma molto ben situato per l’attività apostolica. " Codacio andò dal papa e pregollo di donare La chiesa al suo Ordine. L’ottenne nel 1540; la bolla venne stesa nel 1541 e l’anno seguente Ignazio prese possesso della chiesa e pertinenze. Codacio s’incaricò delPamministrazione della parrocchia.4 Inoltre egli ottenne nel 1543 la vicina e quasi totalmente abbandonata chiesa parrocchiale di S. Andrea de la Fraeta colla facoltà di sopprimere chiesa e parrocchia. Sei anni dopo a queste parrocchiali il papa n’aggiunse altre due erigendo in compenso a S. Marco quattro cappelle e trasferendovi la cura pastorale di quelle quattro chiese.5 Onde meglio provvedere alla sua chiesa Ignazio nel 1541 passò din una angusta casa presa a pigione nelle vicinanze. Codacio andò elemosinando presso cardinali e vescovi, ampliò la chiesa e vi fabbricò accanto la casa generalizia, in cui s’andò ac! abitare nel 1544.11 L’immagine della Madonna dell’altar maggiore, 1 Liti eroe Aposr. 36-56; Bull. Rom. VI. 394-401. 2 Polancus loc. eit. u. 11 ; Maffeius lib. 2, c. 14 ; Tacchi Venturi, l-e case 6, 28, n. 2. 3 Polanco ad Araozda Roma 31 ottobre 1547 (Mon. Ignat. Ser. I. I. 616-617). Orlandinus lib. 3. n. 15. 4 Tacchi Venturi, Le case 28-29. 39; Polanous, Chronicon n. 49. Tacchi Venturi I. 415 s. 5 Synopsis Actorum S. Sedis I. 9-10. 6 Polancus loc. riiit. ; Tacchi Venturi, Le case 19-20, 32.