Opere di carità dei primi Gesuiti a Soma - L’idea dell’Ordine. 373 s’offrì una nuova occasione di prestare uffici di carità ai Romani. Nell’inverno del 1538 al 1539 fu gran freddo e carestia1 : la gente giaceva sulla pubblica via, intirizzita, mezza morta. Ed ecco i padri andare in giro verso sera, raccoglierla e ricoverarla negli ampii iocali del palazzo Frangipani, dove distribuivano il pane che ave-ano mendicato, davano letti su paglia e impartivano istruzione nella fede e nella preghiera,. Talvolta ebbero per oggetto delle loro ure da 200 a 400 persone. L’esempio elettrizzò: cardinali e altri ‘fandi 'contribuirono con denaro, e negli ospedali della città tro-arono trattamento circa 3000 poveri ed ammalati.2 Dichiarati che fummo innocenti, racconta Pietro Fabro nel suo memoriale,3 ci mettemmo senza condizioni a disposizione di i’aolo III. Il papa accettò con letizia l’offerta e mostrò volontà di mandare fra poco in diverse contrade alcuni membri della pia consociazione, ma costoro presero prima altre importanti risoluzioni. Ignazio stesso più tardi4 a mezzo del Polanco, segretario dell’Or-fiine, diede spiegazioni in proposito al rettore del collegio di Bologna, che lavorava attorno ad una relazione sulla fondazione della Compagnia di Gesù. Polanco scrisse: «i primi, che il nostro padre Ignazio raccolse intorno a sè a Parigi, ed egli medesimo, vennero in Italia non per fondare un Ordine, ma per andare a Gerusalemme, predicare presso gli infedeli e là morire. Non poterono però giungere a Gerusalemme e dovettero quindi rimanere in Italia e quando poi il papa li impiegò per il servizio di Dio e della Sede Apostolica, allora presero in esame la formazione d’una corporazione».5 Ancor più chiaramente s’espresse il Polanco nella • la vita del fondatore dell’Ordine: «Allorché nel 1538», così egli, : si ricongiunsero a Roma, essi non avevano ancora progettato di fondare una congregazione duratura o un Ordine».6 Ma nel 1539, e osi racconta più tardi il Laynez, « ci demmo alla preghiera e poi ci radunammo e considerammo l’affare della nostra vocazione, punto per punto. Ciascuno espose ciò che sembravagli stesse prò e contro. In primo luogo venne unanimemente deciso che volevamo formare una società, che fosse di durata e non finisse colle nostre persone ».7 1 Ofr. Bontempi 376 ; Manente 263 e gli ** appunti di Cornelio de Fine Ottob. 1614 della Biblioteca Vaticana). 2 Lettera del Laynez 146 ; Polanctts c. 8 (p. 65-66) ; Rodericius 499-500. 3 Memoriale 15. 4 Addì 29 luglio 1553. 5 L’importante lettera è stata pubblicata per la prima volta in Mon. Ignat. ter. I, y, 259-260. 6 Polancus c. 9 (p. 69-70) ; cfr. Lettera del Laynez 114 ; J. Creiseli. S. J., ' fliticación critica de una cuestión hagiogràfica in Razón y Fe XX, Madrid 1908, 215 a 222; in contrario Fr. van Ortroy S. J., Manrèse et Tes origines de la Compagnie de Jésus in Anal. Bollami. XXVII (1908), 393-418 7 Lettera del Laynez 146-147.