La questione della traslazione del concilio. 553 che indurrebbe il papa a lasciarvi raccolto il sinodo ancora per alcune settimane, presupponendo che allora si fosse già sicuri di potere poi compiere la traslazione. Addì 31 agosto Farnese scrisse si legati conciliari,1 che pel momento nulla facessero intorno a questa faccenda. Anche il cardinale Truchsess di Augsburg accennando in una lettera del 31 agosto alle circostanze del tempo li pose guardia sulle conseguenze d’una traslazione.12 Alquanto più cedevole trovò Farnese l’imperatore addì 8 settembre a causa del ascinamento della guerra.3 Dichiarò bensì anche allora Carlo V che nelle condizioni del momlento non potevasi parlare di trasla-: one, ma opinava che se ne potrebbe forse parlare più tardi, una •Ita visto come procedesse la campagna. Il papa era indignatissimo per il contegno dell’imperatore. Al principio di settembre in una spiegazione con l’ambasciatore impe-r ale Vega egli osservò : « non avete ancora vinto i protestanti, e siete ciononostante già insopportabili. Che sarà quando l’imperatore avrà vinto?».4 Paolo III perseverò a pretendere la traslazione del concilio e l’il settembre5 nella risposta alle sue prime relazioni fece ripetutamente richiamare l’attenzione di Farnese sul punto, che per la necessità della medesima oltre alle altre ragioni stava anche il pericolo dello scisma nel caso ch’egli morisse.6 Ai 15 di settembre il papa fece scrivere ai legati7 che desiderava ardentemente di sapere quale decisione della maggioranza in linea di previsione fosse da attendersi qualora la questione venisse proposta al voto del concilio. Addì 20 settembre, dopo un colloquio coll’ambasciatore imperiale sui motivi di Carlo V contro la traslazione, Paolo III a mezzo del Santafiora fece scrivere,8 che persisteva nel-l'idea ch’essa dovesse avere luogo alla metà d’ottobre: Farnese comunichi ciò all’imperatore, che certo apprezzerà le ragioni del papa già manifestate in precedenza. Per lettera di Santafiora del 22 settembre9 i legati vennero di nuovo invitati a riferire quale risultato essi aspettassero qualora alla metà d’ottobre mettessero ai voti la questione. Frattanto spingessero avanti il più possibile il decreto sulla dottrina circa la giustificazione, ma insieme anche quello sul dovere episcopale della residenza, affinchè non sembrasse che si volesse levare il concilio per sfuggire alla riforma. 1 Ofr. Pat.lavicini lib. 8, c. 10, n. 4. 2 Ibid. 3 Cfr. Verallo a Santafiora 11 settembre 1546, e Farnese a Santafiora il settembre 1546 ( Nun ti a turi erlch te IX, 236 s.). 4 Campana 503. 5 Santafiora a Farnese 11 settembre 1546 (Nuntiaturberichte IX, 216). 6 Ofr. anche la lettera di Maffei a Farnese 14 ottobre 1546 (Ibid. 288, n. 1). 7 Santafiora ai legati 15 settembre 1546 (estratto ibid. 246, n. 2). 8 Ofr. ~N uni in t ur b erich t e IX, 264, n. 1. 9 Ofr. ibid. La lettera fu portata a Trento il 26 settembre dal segretario del Vega, Marquina, che recavan daU’imperatore per commissione dell’inviato.