604 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 13 b. Madruzzo partì da Augsburg il 6 novembre 1547, venendogli spedita dietro alcuni giorni dopo a mezzo di speciale corriere l’istruzione. In questo documento l'imperatore insieme alla sua principale richiesta della restituzione del concilio a Trento domandava l’invio di incaricati pontifici con pieni poteri per mettere provvisoriamente in ordine il negozio religioso in Germania : quanto all’elezione papale davasi la tranquillante assicurazione, che anche qualora fosse riunito il 'concilio, essa dovesse compiersi dai soli cardinali.1 In compagnia di Mendoza accorso da Siena e che, conformemente alla volontà dell’imperatore doveva presenziare ai negoziati, 2 Madruzzo giunse a Roma addì 23 novembre scendendo in Vaticano e venendo il dì seguente ricevuto dal papa in udienza privata. Ben sapeva egli quanto gravemente fosse ferito Paolo III per il contegno dell’imperatore nella faccenda di Piacenza e perciò sul principio non trattò che di questo punto, sul quale veramente non potè avanzare cose sostanziali. In un’udienza, alla quale presero parte Mendoza e il cardinal Farnese, Madruzzo il 25 novembre enunciò la sua domanda relativa al negozio conciliare e presentò una copia della sua istruzione. Non si rimase ingannati dal loro tenore e subito si riconobbe che trattavasi solo d’una sotto-missione dei protestanti al concilio che fosse ancora da tenersi. Ciò nonostante non si precipitò nulla : il papa differì la sua risposta dovendo prima chiedere il parere dei cardinali.3 Fin dal 6 novembre Paolo III aveva chiamato a Roma il cardinal Cervini.4 Vennero inoltre domandati pareri da Sfondrato, da del Monte e dalla congregazione cardinalizia per il concilio. Sfondrato descrisse vivamente il pericolo che incombeva, ma non ardì dare alcun consiglio. Il cardinale del Monte era d’idea che l’imperatore mirasse a potere incolpare di lentezza il papa e il sacro Collegio per raccogliere poi da se stesso un concilio. Poiché il sinodo Tri-dentino aveva cambiato luogo di propria iniziativa, non potere spettare all’imperatore trasferirlo in un’altra città contro la volontà del concilio, senza approvazione del papa e degli altri principi cristiani. Non convenire concederne uno ai protestanti solo perchè esigevano un concilio a Trento contro la volontà dei padri e contro i desiderii di molti principi cattolici. Arrogi che prima Trento era stato giudicato pericoloso come luogo del concilio e che ora, dopo gli avvenimenti di Piacenza, n’era molto più il caso. Disapprovando 1 V. Nuntia turi) ori chi e X, 441 ss. 2 V. la lettera