Ignazio di Loyola. 357 Non era, confessa Ignazio, una dama di comune nobiltà, non contessa, non duchessa; era di1 grado superiore.1 Ma venivano anche ore in cui tornava a leggere le vite dei santi e chiedevasi : che sarebbe s’io facessi ciò che hanno fatto s. Francesco e s. Domenico ? Così alternavansi disposizioni e progetti insieme facendo egli l’esperienza, che i pensieri mondani lo ricreavano bensì, ma in conclusione lasciavano aridità e scontentezza nell’anima sua e che se si proponeva di imitare la rigida vita dei santi, non sentiva consolazione soltanto nel proposito stesso, ma rimaneva contento e allegro anche dopo. Poco a poco egli rivolse sempre maggiore osservazione a questa differenza e riconobbe, che di questi sentimenti gli uni venivano dallo spirito malvagio, gli altri dal buono.2 Da ultimo i pensieri religiosi ebbero il sopravvento e in breve ne riempirono del tutto l’anima: egli risolse di diventare da cavaliere del mondo un soldato di Dio. Allo scopo di confermarsi nella sua risoluzione, Ignazio, allorché le forze glielo permisero, copiò in eleganti lettere in un quaderno un estratto dalla Vita di Cristo di Ludolfo : fin d’allora inoltre, come assicura Laynez,3 egli aveva speciale devozione alla Madre del Salvatore. Guarito finalmente, si staccò dai suoi, risoluto a imitare le grandi azioni dei santi. Andò in pellegrinaggio al sacro monte dei Catalani, la Madonna di Monserrato, dove, in quel severo e dirupato deserto, scosso da amaro pentimento, con una confessione durata tre dì della sua vita a un benedettino, la fece finita col suo passato. La notte dell’Annunciazione compì secondo il costume cavalleresco la veglia d’onore dinanzi all’antichissima immagine miracolosa della Madre di Dio : portava un ruvido abito di penitente, un cordone cinto ai lombi ed un bastone da pellegrino in mano, facendo appendere all’altare spada e pugnale e donando a un mendicante il vestito da cavaliere.4 Onde non essere conosciuto, anzi per essere affatto nascosto, Ignazio a questo punto rivolse i suoi passi alla vicina cittadella di Manresa, dove fu accolto nell’ospedale. Era egli ancora molto digiuno delle cose spirituali e l’unica misura della santità parevangli le opere esteriori di penitenza.5 Perciò viveva nel modo più rigo- 1 Ibid. n. 6 (p. 40-41). Susta (p. SI) propone la congettura (‘he non è del tutto da rigettare, che Ignazio si inferisse a una principessa in peñere, a un “ssere immaginario del mondo dei castelli in aria. 2 Ibid. n. 6-10 (p. 40-42). 3 Lettera del P. Diego Laynez su Ignazio al Polanco da Bologna 17 giugno 1547 (Mon. Ignat. Ser. IV, I, 101). 4 Autobiografia n. 16-18 (p. 46-48). Più tardi la spada venne portata a Barcellona nella chiesa di Nuestra Señora de Belén ove trovasi tuttora (vedi Ckeixell 145-160). Recentemente ne fu messa in dubbio, certo con ragioni insufficienti, l'autenticità in Revista Montserratina I (1907), 120 s. 3 Lettera dì Laynez (v. sopra n, 3).