620 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 13 c. sizione, ohe però, onde non lasciare più a lungo l’imperatore nell’incertezza, era stato mandato il Santa Croce, il quale doveva notificare, che al più tardi fra 10 o 12 giorni avverrebbe l’invio di delegati con ampie facoltà.1 Fu decisivo su questo procedere anche il sapere, che l’imperatore intendeva lasciare ai delegati richiesti del papa solo una partecipazione affatto esteriore e formale al nuovo ordinamento religioso.2 II nuovo procrastinamento della decisione sorprese tanto più Carlo V perchè secondo una lettera di Farnese del 27 aprile egli potè vasi aspettare che Santa Croce porterebbe una deliberazione soddisfacente sia nell’affare del concilio sia quanto all’invio di plenipotenziarii.3 Appena conobbe di essersi illuso su questo punto, Carlo risolse di non avere più alcun riguardo verso il papa e di procedere di proprio arbitrio nel nuovo ordinamento religioso. Al fine di impedire qualsiasi reclamazione, al Santa Croce, che era giunto ad Augsburg l’il maggio, sotto varii pretesti non fu concessa udienza fin tanto che non fu compiuto il passo decisivo. Solo dopo di avere in solenne sessione dietale presentato YInterim agli Stati, Carlo ricevette il nunzio in una collo Sfondrato, che però quando comparvero all’ora fissata per l’udienza dovettero aspettare un po’ perchè l’imperatore era ancora occupato alla dieta. Santa Croce asciuttamente dichiarò, che in seguito alla presentazione allora intervenuta dell’Interim erano diventati quasi senza scopo gli incarichi che aveva e riguardavano tanto l’invio di delegati quanto la restituzione di Piacenza, tuttavia li espose. Carlo V cercò di giustificare la sua condotta coH’accennare che non aveva potuto tenere a bada più a lungo gli Stati dell’impero. Allorché il nunzio tentò di toccare l’occupazione di Piacenza egli lo interruppe osservando che la era cosa privata, la quale in fondo riguardava soltanto l’interesse della famiglia Farnese e perciò doveva cedere ai negozi pubblici. Dopo di ciò il nunzio volle aggiungere qualche altra cosa suWInterim, ma l’imperatore gli replicò superbo e severo che in quella faccenda egli aveva agito unicamente da principe probo e cattolico.4 Già prima dell’udienza presso Carlo V il Santa Croce aveva apertamente dichiarato al re romano, che il papa non capiva a quale scopo dovesse inviare legati qualora questi non possedessero ampie facoltà per tutto il necessario nel negozio dell ’Interim. Santa Croce 1 V. Misceli, (1. star. Ititi. Vt>, 1001 s. ; V u n t in tur herich t e X, 316 si 2 ( fr. il detto »li (Santa Croce nella relazione di Vivaldini in Nuntìatur- 1 criolite X, 511. 3 lettera di Farnese a Sfondrato in Nvntiaturberichte X, 322-323. 4 La relazione di S. Croce del 16 maggio 1548, lino al presente non ancora trovata, presso Pallavioini lib. 10, c. 17, n. 7; cfr. inoltre la lettera di Sfondrato dello stesso dì in Nuntiatnrberichte X. 328 b.