718 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 15 b. sione magnifica >e imponente, la cui monumentalità s’imprime profondamente nella memoria di chiunque visita Roma. Nel Vaticano Paolo III fece eseguire estesi e dispendiosi restauri e abbellimenti;1 in ¡specie venne riattato e finito il corridoio di Bramante conducente al Belvedere e cominciato sotto Giulio II. Là SI vecchio papa, appoggiato a due che l’accompagnavano, soleva fare il suo regolare passeggio mattutino.2 Due cospicui nuovi fabbricati in Vaticano, dove dal 1537 rivestiva l’ufficio di commissario generale il già ricordato Iacopo Meleghino,3 sono indissolubilmente connessi al nome del Farnese : la Cappella Paolina e la Sala Regia, che vennero celebrate entusiasticamente dai contemporanei. 4 Destinata al ricevimento degli inviati dei principi e dei re, la Sala Regia costituisce un gigantesco atrio alla Cappella Sistina. Essa venne eretta secondo i disegni del Sangallo venendone distrutte antiche stanze e purtroppo anche la cappella del Santo Sacramento dipinta per Niccolò V da Fra Angelico da Fiesole. Pai-pareti e pavimenti fornirono una dovizia di pregevole materiale le rovine antiche, specialmente quelle sul Celio. La Sala Regia, forse la più bella del palazzo pontificio, cominciata nel 1540, raggiunse interamente il suo compimento solo nel 1573. Di questo tempo posteriore sono anche gli affreschi storici murali, fra i quali la Espugnazione di Tunisi di Federigo Zucchero si riferisce al pontificato del fondatore della Sala. Ancora sotto il papa Farnese originò (1542-1543), eseguita da Ferino del Vaga, Daniele da Volterra e Iacopo Sansovino, la ricchissima stuccatura della poderosa volta a botte, i cui magnifici cassettoni e genii alati coll'arma dorata di Paolo III nel mezzo svegliano un’impressione oltremodo solenne e grandiosa. Come in altre costruzioni del papa, qui pure sono apposte iscrizioni greche. Pitture ,su vetro di Pastorino da Siena lasciavano cadere solo temperata la piena luce del giorno su questi 1 V. i conti ricordati da Dorez (Bullett. de l’Acad. d. inscript. 1905, I, 233) e la relazione di N. Semini del 1538 in N. Ardi. Veneto XIII (1907), 23 s. : cfr. Vasari V, 465; Atti Mod. II. 476; Muntz, Bibl du Vatìcan 109, 111 s. : * Edif. pubbli 15J/1 s., 151/4 s. Archivio di Stato in Ro ma. 2 Cfr. Fichard, Italia 50, 71 ; Lanciane, Soavi III, 215 s. 3 I. Meleghino dal 1537 (non 1538, come dà Ronchini in Atti Mod. IV, 127) era «fabricae sacri palatiì apost. commissarius generaJis» (v. * Tes seri. 1531-1538, f. 109). Negli anni seguenti Meleghino ebbe pagate somme molto rilevanti «prò expensis fabricae s. palati!»: così il 4 settembre 1538 3000 ducati, negli anni 1539-1544 in media circa 6000 ducati l’anno (* Mand. 15S9-15J/'/. Archivi» di Stato in Roma). V. anche Ronchini loc. cit. Alcune iscrizioni ed armi di Paolo III, che ricordano quesiti lavori, si conservano ancora (vedi Forcella VI, 68; Barbier, Musées 285). Giovanili Mangone, egli Pure occupato al Vaticano e al Belvedere, non era un fiorentino, come fu ritenuto a lungo, ma un lombardo (vedi Bertolotti, Art. Lomlt. I, 58). * Vedi Amasaeus 75.