Legazione del cardinale Farnese presso Carlo V. 245 francese dii dare colla mano della figlia i Paesi Bassi al duca d’Or-léans, vedeva il più grande danneggiamento dei suoi proprii interessi. Egli poteva però essere tranquillo, poiché ben presto doveva apparire che Francesco I non era disposto a pagare il prezzo voluto daill’imperatore, cioè la riniunzia a Milano e la cessione di Savoia e del Piemonte.1 Oltracciò parve anche dubbio quanto fossero pensate sul serio le proposte che Carlo V sottopose allora ai Francesi. Senza curarsi di ciò i rappresentanti pontifici cercarono di spingere avanti in ogni; guisa l’affare della pace, ma trovaronvi poca opportunità, giacché l’imperatore, più chiuso che mai, non li metteva al corrente delle trattative colla Francia, contegno questo che dovette svegliare diffidenza nei legati. 2 L’inquietudine dei diplomatici pontifici venne accresciuta dalla comparsa d’un’ambasceria dei principi protestanti che miravano ad ottenere la sospensione dei processi al tribunale dell’impero, una pace stabile e la conferma dell’Interim di Franleoforte.3 Essendo corsa, la voce che questi deputati fossero stati uditi benignamente dall’imperatore, Farnese a mezzo del Morone fece rappresentare al re romano, che l’unica via giusta sarebbe stata il rigetto di tanto pericolose domande. Ferdinando I rispose, che egli e suo fratello dovevano ascoltare chicchessia, ma assicurò che non verrebbe approvato il recesso di Francoforte e che sii darebbe conveniente risoluzione agli altri punti. Morone replicò che come gli Habsburg non volevano udire parola alcuna intorno alla questione della Gheldria, bisognava comportarsi egualmente nella questione religiosa non meno importante. Il re romano cercò di tranquillarlo dichiarando che certamente non verrebbe mai confermato PInterim francofor-diese. Altrettanto assicurò il Granvella, il quale aggiunse altresì, che non si tratterebbe coi protestanti senza prima un’intesa col Cardinal legato. In seguito a ciò il Farnlese credette dii potere mettersi tranquillo circa la non conferma del recesso di Francoforte,4 ma in vista del riguardoso trattamento concesso dall’imperatore agli inviati dei protestanti, subito dopo risorsero in lui serie preoccupazioni : egli credette di notare la cattiva influenza del diplomatico imperiale Giovanni von Weeze, che già nel 1539 aveva sostenuto una parte tanto pericolosa nei negoziati di Francoforte.5 1 Qfr. Ribier I 509 s. ; Ranke IV1, 186; Nuntiaturberichte V, 144. 2 Cfr. Nuntiaturberuyhte V, 160 s., 162, 165s., 16S. 3 Cfr. Dittrich, Morone 90 s. ; Nunttoturbericltte V, 97, n. 2, 105. V. anche •Ianssen-Pastor IH«, 469. 4 V. la lettera di Farnese a Paolo III d>el 5-6 marzo 1540 in Nuntiutnr-herìchte V, 105 isl. e la relazione del Morone in data 6 marzo 1540 presso Dit-trich, Morone 89 s. 5 V. la lettera del Farnese a Paolo III del 13 marzo 1540 in Nuntiatur-bcriehte V, 115 g, Su Weeze cir, Ranke TV«, 95 s,