406 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 7. alla corte reale di Spagna in modo molto favorevole intorno al Lay-nez ed ai suoi confratelli a Trento e inoltre mandò al consiglio dell'inquisizione la predica stampata del Salmeron perchè secondo lui la migliore di quelle tenute al concilio. Gli inquisitori ne furono molto soddisfatti e «così», scriveva da Madrid a Roma il provinciale Araoz, « altri col loro parlare hanno guadagnato per noi più che noi stessi con tutto il sudore versato in Ispagna».1 Fuori di Roma la Compagnia di Gesù prese piede su terra italiana in primo luogo a Venezia. Il patrizio veneto Andrea Lippo-mano offrì come abitazione ai giovani Gesuiti mandati dal Loyola allo studio di Padova il priorato che aveva colà dell’ordine Teutonico e poco dopo andò ancor più innanzi, chè senza esserne pregato si dichiarò pronto a cedere totalmente quel benefìcio alla Compagnia qualora il papa lo permettesse. Paolo III fece esaminare il caso e poi siccome supremo amministratore dei beni ecclesiastici destinò il priorato di Padova al mantenimento di due case di studio della Compagnia di Gesù, di cui una doveva essere a Padova, l’altra a Venezia.2 Il principe ereditario di Spagna, Filippo, scrisse al doge di Venezia, che si lasciasse pure ai Gesuiti il priorato e in generale si addimostrasse loro ogni favore conoscendoli egli siccome uomini molto zelanti, dotti, edificanti.3 Nella votazione in senato infatti risultò anche una molto grande maggioranza a favore dell’Ordine.4 Dietro loro domanda fu inviato da Paolo III ai Veneziani il Laynez, che insieme con molti altri lavori attese tre volte la settimana a spiegare il Vangelo di san Giovanni. Per Montefìascone sua patria il Cardinal Cervini ottenne per un certo telmpo Pasquale Broet. A Verona il Salmeron, che il dotto e pio vescovo Luigi Lip-pomano aveva chiesto a Ignazio, spiegò al popolo nelle domeniche la lettera ai Romani. Ad un altro dottissimo vescovo, il domenicano Ambrogio Catarino, fu dato per la sua diocesi di Minori il Boba-dilla.5 L’apostata generale dei Cappuccini Ochino aveva sparso dottrine luterane a Faenza ; nella città poi e in tutta la Romagna regnavano molte inimicizie, fra cui di quelle che contavano più 1 Le Jay a Ignazio da Trento 10 maggio. 1546 (Epistolae P. Pasch. Bhoeti 307-309) ; Salmeron a Ignazio dia Trento 30 settembre 1546 (Epistolae A. Sal-mebonis I, 29); Araoz a Ignazio 24 aprile 1547 (Epistolae nvixtae I, 359); OR-landintts lib. 6, n. 30 ; Sommervogel VII, 478-479. 2 Ferron S. J. a Rodriguez in. data di Roma 21 novembre 1545 (Meri-Ignari. Ser. I, I, 330) ; relazione su la Compagnia di Gesù mandata dall’Italia alla corte di Carlo V nel1 1547 (Constit. Soc. Icsu Int. et hispan. 347-34S) ; J?o-lanotjs, Chronicon I, n. 37, 51, 86. s Epistolae mixtae I, 570-571. 4 Ribadeneira, De actis ecc. n. 52. C!fr. K. Sohellhass in Quelli n und Forschungen VII, 91-120. Rimasero senz’effetto anche i posteriori tentativi dell’ordine Teutonico di far annullare la traslazione. 5 Polancus n. 43, 50, 235, 238, 391, 393.