638 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 13 d. Paolo III parò il pericolo dichiarando oralmente, che i vescovi, i quali non comparissero, non incorrevano in alcuna censura.1 Circa questo tempo nuove, gravi sollecitudini ed eccitazioni, che il papa non aveva prevedute, s’aggiunsero a tutte quelle degli ultimi mesi. Fin dalle trattative d’alleanza colla Francia una delle principali condizioni avrebbe dovuto essere che Parma andasse sottratta al duca Ottavio, genero deH'imperatore, affinchè quella città, molto importante per la sua posizione, potesse conferirsi a Orazio Farnese fidanzato di Diana di Poitiers, figlia naturale di Enrico II.2 Nel marzo del 1548 credevasi a Roma che Ottavio, appunto allora nominato gonfaloniere della Chiesa, lascerebbe al fratello Parma,3 ma in questo ingannavansi a partito. In seguito si ponderarono i più diversi progetti di ciò che dovesse farsi nel negozio, specialmente sul modo con cui si sarebbe dovuto indennizzare Ottavio.4 Da ultimo Paolo III si decise per un piano, che metteva l’imperatore nella necessità di rifiutare anche alla Santa Sede ciò che pertinacemente negava al proprio genero: Parma e Piacenza dovevano restituirsi alla Chiesa compensando Ottavio con Camerino e una somma di denaro. Invano gli imperiali, Margherita, Ottavio e il Cardinal Farnese cercarono di distorne il papa. Camillo Orsini ricevette l’ordine di prendere possesso di Parma in nome della Santa Sede.5 Ottavio, carattere appassionato quanto suo padre, non intendeva però cedere di fronte al fratello: Parma parevagli un possesso troppo prezioso', prezioso anche perchè credeva di esservi molto amato.0 Già dal principio del 1549 egli era in rapporto col governatore imperiale Ferrante Gonzaga, giacché ad ogni costo voleva rimanere in possesso del suo principato. Aizzato dal Men-doza, Ottavio si risolse finalmente a un atto disperato. Il 20 ottobre 1549 egli lasciò segretamente Roma affrettandosi alla volta di Parma. Là Ottavio cercò in primo luogo di venire ammesso come signore del luogo, e, fallito questo, come governatore in nome della Santa Sede, ma Camillo Orsini rifiutossi alla cosa prima che egli mostrasse un ordine espresso del papa.7 Paolo III s’indignò sommamente per la partenza di Ottavio. La sua eccitazione venne accresciuta ancora perchè universalmente 1 V. con Drtjffel I, 289, 293 e Campana 520 la * relazione di Uberto Strozzi