498 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 9. I dubbii dell’imperatore vennero accresciuti da Ferdinando I e da Granvella, tanto che ai 15 di luglio era cosa decisa il differimento dell’impresa. Il dì seguente Giovanni di Andelot, scalco imperiale, lasciava Worms per esporre oralmente al papa la mutata condizione delle cose.1 Andelot ebbe udienza il 15 luglio ed espose dapprima i motivi per i quali l’imperatore era costretto a differire la guerra all’anno prossimo: nel frattempo si pensi a mezzi onde aiutare i cattolici contro gli attacchi dei protestanti e per la guerra contro costoro si fìssi un patto scritto su ciò che deve prestarsi dalle due parti. In secondo luogo Andelot pregò perchè il concilio non venisse aperto prematuramente : in tutti i casi, prima che esso cominci, se ne dia comunicazione all’imperatore perchè colla sua partenza da Worms egli possa sottrarsi ai pericoli incombentigli da parte dei protestanti. Andelot presentò ancora la preghiera, che, aperto che fosse, il concilio non si occupasse in primo luogo dei dogmi, ma della riforma e che il papa inoltre concedesse all’imperatore di tenere a bada per l’inverno i protestanti mediante una conferenza di religione e la convocazione d’una dieta promettendo dal canto suo d’evitare qualsiasi lesione dell’autorità della Santa Sede. Finalmente Paolo III proceda contro l’arcivescovo di Colonia, che poteva diventare di molto ostacolo ai piani di Carlo V.2 Il papa, il quale dopo le comunicazioni dell’imperatore a! Farnese e le sue grandi profferte, era fortemente persuaso che fosse senza più imminente l’inizio della guerra, fu penosissimamente sorpreso dalla notificazione d’Andelot, rispose tuttavia nel modo più cortese possibile, ch’egli era ad ogni momento pronto alla guerra, ma che quanto al principio della campagna si sottometteva al miglior giudizio dell’imperatore, col quale era disposto a conchiudere un patto sulla base delle sue precedenti esibizioni. Non potersi protrarre più a lungo l’apertura del concilio, della quale informerebbe di buon grado l’imperatore, si procederebbe però in modo, che la causa della religione e la guerra contro i protestanti n’otterrebbero profitto e nessun svantaggio. Il miglior aiuto per i cattolici essere la permanenza dell’imperatore nella Germania superiore: da parte sua il papa continuerebbe in tutti i casi a proteggerli : contro l’arcivescovo di Colonia poi intendeva procedere per la via più breve fino alla deposizione.3 1 Cfr. Kannengiesser 63; Nuntiaturherichte Vili, 227 n. 2 Cfr. la relazione di Farnese del 19 luglio 1545 presso Pruffel II, T2 s. e ancora e più correttamente in Nwntiaturberichte Vili, 249 s. 3 Colla lettera <¡€1 19 luglio 1545 citata in n. 2 il nunzio Verallo ricevette da Farnese più precisa istruzione di far osservare alla corte con abilità e alla buona occasione, che non potevasi procrastinare al sinodo la trattazione del negozio religioso siccome queila che era iil motivo principale della convocazione del concilio. Addì 26 luglio Verallo ebbe udienza dall’imperatore e in