La holla papale contro Enrico Vili. 647 a differire di dì in dì la pubblicazione della bolla e così andò perduto un tempo prezioso, di cui Enrico Vili trasse profitto per organizzare solidamente il suo scisma con tutta la vigoria, astuzia e crudeltà che gli erano proprie. A ciò s’aggiunse, che il Collegio cardinalizio non poteva accordarsi sul modo con cui si dovesse procedere e sulla redazione del documento. Quando finalmente in un concistoro del 26 novembre 1535 la bolla doveva venire deliberata, vennero fatte tante difficoltà, ohe si ordinò di nuovamente cambiarla.1 Paolo III sperava di arrivare a una decisione in un concistoro del 10 dicembre ; egli stesso fece la relazione, ma nessuno dei due abbozzi da lui presentati trovò l’approvazione dei cardinali. Sebbene il papa si comportasse con molta sicurezza di sè e dichiarasse che voleva superare anche le grandi azioni di Giulio II, pure il solo Schonberg condivise la sua opinione, che la bolla dovesse venire pubblicata immediatamente. Corrucciato il papa levò il concistoro senza che potesse farsi la deliberazione.2 A questo punto credevasi ch’egli pubblicherebbe la bolla senza l’assenso dei cardinali, ma Paolo non seppe decidersi a un passo così fuori dell’usato3 e al principio del 1536 il documento venne nuovamente presentato in forma privata ai cardinali. Secondo la relazione in data 11 gennaio di Pedro Ortiz, agente imperiale a Roma, esso fu poi accettato in concistoro. Addì 23 Ortiz poteva notificare, che la bolla era munita anche dei bolli di piombo tanto che mancava solo la stampa e l’affissione nei luoghi pubblici.4 Quand’eceo all’ultimo momento cambiarsi tutta la situazione per la notizia della morte dell’innocente e indifesa regina Caterina avvenuta il 7 gennaio. Ora per Carlo V cessò l’interessamento alla sorte della sua infelice zia. Lo scoppio della guerra colla Francia fece il resto e ben presto tanto l’imperatore quanto Francesco I orteggiarono il potente re d’Inghilterra. Sotto queste circostanze, al papa non rimase altro che di trattenere la bolla.5 Dopo la regina Caterina morì in breve l’emula di lei, Anna Bo-'eyn, che sotto l’incolpazione di pessima impudicizia fu decapitata il 19 maggio 1536 per ordine del re donnaiolo, il quale undici giorni dopo sposava Giovanna Seymour.6 La caduta di Anna Boleyn parve un giudizio di Dio ed a Roma 1 Ofr. la * relazione (li F. Peregrino in data di Roma 27 novembre 1585. Archivio Gonzaga in Mantova. 2 Ofr. la relazione, senza dubbio colorita in. senso partigiano, del cardinale du Bellay in data 22 dicembre 1535 in Leti, and Papers IX, n. 1007 e inoltre ibid. n. 94-4, 983, 999. V. anche la * lettera di E. Gonzaga a sua madre <ìa Roma 10 dicembre 1535, Archivio Gonzaga in Mantova. 3 V. Leti, and Pap. IX, n. 999, 1021. 4 Vedi Gayangos V 2, n. 5, 6, 11. 5 V. Lett. and Pap. X, xv. 6 Vedi Lingard VI, 263 ss. ; Bkosch VI, 295 ss.