319 4. — Era di pace e di splendore, annota il cronista (1), che raccolse la lontana eco di ammirazione e di gratitudine dei contemporanei : non pace imbelle e povera di ardimenti. Quando incalzò il pericolo, non ricercato, tutto il piccolo mondo si levò in armi per la difesa del natio loco, e la mente fu intenta a proteggerlo, e l’opera affaticò per trasformare l’industre mercato in ima fortezza inespugnabile. Una imprevveduta tempesta al tramontare del secolo si scatenò sopra questo popolo, occupato a opere di pace, e ne minacciò l’incolumità. Gli Ungari, che con ripetute scorrerie avevano seminato stragi e desolazioni in tutta la prossima terraferma italica (2), ricacciati dall’ubertosa pianura padana, si erano riversati sopra il litorale lagunare (3). La rabbia distruttrice dei predoni non fu arrestata neppure dalla difesa naturale, che proteggeva le isole del ducato. Il ristretto e intermittente dominio di terraferma, che serviva di saldatura del sistema insulare alla terraferma, e nello stesso tempo era strumento di protezione, dall’agro opitergino e altinate a quello cavarzerano, nell’ 899 fu rapidamente superato dall’ impeto degli invasori. Dotati di scarsi mezzi di trasbordo, parte a guado, parte su piccole navi, essi s’avventurarono nella laguna, e la investirono da occidente e da sud. Alcune orde si spinsero, distruggendo, saccheggiando, incendiando, da Cittanova a Fine e a Equilo : altre, risalendo da Cavarzere e Chioggia, devastarono i lidi meridionali (4). Forse avevano dato convegno ai loro confratelli a Malamocco e a Rialto ; ma le loro speranze furono tempestivamente infrante dal pronto intervento delle forze marittime ducali (5). Superate le incer- (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 131 : quoniam plenus omni bonilate honorifice rexit ducatum. (2) Cfr. Reoinone, Chronicon, in M. G. H., Script., III, 609 ; Liut-I’Rando, Antopodosis, 1. II, 9, in M. G. H., Script., III, 290. Cfr. in genéralo Caggese, op. cit., p. 404 sgg. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 130. (4) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 130 : sed ad Venecias inlrogressi cum equis atque peüiciis navibus, primo Civitatem novam, /ugiente populo, igne con-cremaverunt, deinde Equilum, Finem, Cloiam, Caputargelem incenderunt lito-raque maris depopulaverunt. (5) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 130: verum etiam temptantes Rivo-altum et Meiamaucum ingredi per loca, que Albiola vocanlur, in die passionis sanctorum apostolorum Petri et Pauli (899), tum domnus Peírus dux navali exercilu, Dei protectus auxilio, predictos üngros in fugam vertit.