Diversità di vedute. Buona volontà di Paolo III. 125 pálmente per nuove inchieste e indagini, le quali, onde evitare nuovi attacchi dei luterani, venivano tenute segrete al possibile.1 Quanto poco spirito di condiscendenza s’incontrasse in parecchi luoghi appare da una notizia di Biagio de Martinellis, maestro delle cerimonie pontificie, che nel suo diario sotto l’aprile del 1539 segna: «questi giorni, essendo io ammalato, i cardinali Carafa e Contarmi come riformatori degli ufficiali di Curia cominciarono a molestare i maestri delle cerimonie come se percepissero competenze esagerate e si rendessero rei di varie usurpazioni, ma dopo che fu loro data cognizione dei diritti dei maestri delle cerimonie e del meschino salario per i molti lavori che compiono per il papa e i cardinali, si tacquero e non indagarono più oltre ».2 Già prima nel Collegio cardinalizio s’era venuti a urto tra il rigido partito della riforma e la tendenza di coloro, che la pensavano in modo più opportunistico. Il cardinal Carafa, il quale a ragione condannava nella maniera più recisa l’abuso che i cardinali tenessero più vescovadi, ebbe in particolare da combattere con Cam-pegio,3 stando con lui in quest’importante questione Contarini, Pole e Quiñones, che con grande franchezza nel dicembre 1537 fecero opposizione, allorché oltre ai due che già aveva, dovevasi conferire al cardinale Sforza Santafiora un terzo vescovado, Narni. È cosa molto degna di nota, che con tutta la debolezza che aveva altrimenti per la sua famiglia, Paolo III in questo caso si decidesse a favore dell’opinione dei cardinali rigidi.4 Segno consolante fu pure, che si cominciò a limitare il conferimento di monasteri in commenda5 ed a esaminare il merito dei candidati nella collazione di vescovadi.6 È inoltre significativa per la buona volontà di Paolo III la cortesia colla quale egli accettava persino da laici, come ad es. Vittoria Colonna e Camillo Orsini, istruzioni e consigli relativi alla riforma ecclesiastica, fossero pure di tenore franco finché si volesse.7 Il papa fu anche ora sollecito di tirare in Curia uomini distinti, cosa che il Contarini raccomandava incessantemente siccome il 1 V. Nuntiaturberichte III, 505. 2 Vedi Ehses, Kirclil. Reforrnarbeiten 165. 3 In proposito dà relazione più diffusa che il Bragadino (presso de Leva III, 385, n. 1), non approvando però il Carafa, F. Peregrino in una * lettera del 29 gennaio 1537 (Archivio Gonzaga in Mantova): v. App. n. 24. 4 Questo fatto fino ad ora sconosciuto lo desumo dalla * relazione di G. M. della Porta in data di Roma 14 dicembre 1537. Archivio di Stato in Firenze, Urb. 133. 5 Vedi Ehses IV, 453, n. 2. 6 Un esempio in Studi storici XVI, 250, ove a capo dei rigidi appare il cardinale Laurerio. 7 Vedi Qtubini, Epist. Poli II, 123 s e Imago 62 s; Dittbich, Contarmi 305; Tacchi Venturi, V. Colonna in Studi e doc. XXII, 178.