Crii sforzi dell’imperatore per la riunione dei cattolici e dei protestanti. 247 Stati secolari dovessero dei laici disputare e decidere su cose di fi de. Poiché i protestanti rigettavano assolutamente dii magistero lesiastico, in simili trattative mancava il giudice competente e il terreno comune. Inoltre non era dubbio, che le conferenze di religione non facevano che rendere più pertinaci gli eretici.1 Ciò non ostante soltanto molto pochi allora videro, che non v’era speranza alcuna di pervenire al fine desiderato per la via abbracciata dal-'imperatore.2 Le idee erano imbrogliate in modo incredibile: perfino molti, che lealmente volevano essere buoni cattolici pareva che avessero perduto il vero concetto della Chiesa; soltanto a Roma iconoscevasi intiera la serietà della situazione. Là s’era decisamente contrarii a simili negoziati non soltanto perchè con dispute religiose s’aveva il pericolo di un’ulteriore diffusione dell’apostasia, ma anche per ragioni di principio. Era lecito ai cattolici, ed anche ¡uesto solamente con permesso della Santa Sede, fare concessioni manto ai beni ecclesiastici e le faccende del culto e della disciplina, ?ome cerimonie, calice per i laici, matrimonio dei preti ecc., ma niente affatto in dogmi. Qualora essi acconsentissero a trattare > mercanteggiare coi loro nemici su dogmi, dovevano mettersi in contraddiizione con sé stessi e colla loro Chiesa:3 qualora s’adat-tassero ad ammettere formule equivoche unicamente coprenti le differenze dogmatiche, nulla era guadagnato di durevole, poiché presto o tardi sarebbero riapparsi nella loro antica acerbezza i latenti contrasti. Non era poi serio pensare che i protestanti riaccetterebbero lin una disputa di religione i dogmi rigettati dell’antica Chiesa. Nel gennaio del 1540 i teologi di Wittenberg con una schiettezza in vero stupefacente formularono la loro posizione in linea di principio di fronte ai negoziiati imminenti. Un memoriale, firmato allora da Lutero, Jonas, Bugenhagen, Cruciger e Melantone, insisteva sul punto, che l’imperatore ed i vescovi dovevano semplicemente «abbandonare la loro idolatria ed errore», giacché s’aveva o da dar mano perchè si consolidassero e si difendessero l’idolatria, l’empietà, l’errore, la lascivia ed altri peccati oppure da attenersi pubblicamente alla nuova «pura dottrina». Tutt’al più in cose estrinseche indifferenti potersi parlare dà accomodamento, 1 Tutto questo rilevava piil tardi Gropper stesso nel suo Consilium edito d'a Schwarz In Histor. Jalirb. VII, 408 s. - Tra questi fu il Cooleo, olle a ragione faceva prima di tutto risaltare la neivssità d’un accordo sulla dottrina circa la OMeaa; vedi Spahn 280. 3 -Molto ¡bene Corrado Braun in uno scriltto pubblicato nell’autunno dei l:<40 osserva essere ammissibili soltanto quelle dispai te di religione, che debbono servire alF'iistruzione degli erranti: dispute aventi lo scopo di concludere "n fomponiiimento cogli eretici in cose di fede non essere lecite: la fede cattolica infatti non può venir messa in dubbio, potersi però intendere quanto a?li abusj eppteSÌastta® ; yedi Paulus in Jahrb. XVI, 528,