116 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 2. Guidiccioni, ma non ci fu verso d’indurlo, attempato com’era, ad accettare, così che da ultimo ebbe l’ufficio Pietro Durante.1 La riforma della Dataria, alla quale con giusta visione aveva già mirato Adriano VI,2 era difficile principalmente perchè in virtù della collazione di grazie, dispense, privilegi, indulti e dei benefizi riservati al papa, quell'ufficio rendeva alla Curia nientemeno che 110,000 ducati all’anno, cioè circa la metà di tutta l’entrata.3 D’altra parte difficilmente su qualsiasi altro punto delle cose ecclesiastiche venivano elevati contro la Chiesa e in ¡specie la Curia romana lamenti e accuse così forti e violente come sulle continue e alte richieste di denaro nella concessione di grazie spirituali, nel compimento di atti spirituali; ciò avveniva principalmente riguardo alla nuova tassa introdotta da Sisto IV (Compositio), che doveva pagarsi alla Dataria nella collazione d’un benefizio.4 La commissione per la riforma esaminò in tutti i particolari questa materia chiamando inoltre a consulto prelati dotti e periti, come l’Aleandro e Badia. Una delle questioni principali a questo proposito fu quanto danaro la Dataria, cioè il papa, potesse prendere per la concessione di grazie spirituali senza rendersi rea del delitto di simonia e ne saltò fuori grande disparità d’opinioni. Tutti erano d’accordo in questo, che chi serve all’altare deve anche essere mantenuto da coloro, per i quali quindi sacrifica la soia attività, ma già nella questione se il papa potesse costringervi i fedeli le idee erano divise. Ad alcuni membri della commissione sembrava troppo tirannico l’uso di pene e di scomuniche: si tenti un’altra via, che però non sia in alcun modo contraria al diritto divino e naturale. Relativamente a questa via Contarmi, Carafa, Aleandro e Badia, i rigidi amici della riforma, sostenevano il punto di vista, che il pagamento della tassa non dovesse costituire per nulla la condizione per la concessione della grazia, anzi neanche per la redazione del documento necessario. Dovrebbero determinarsi con somma prudenza i 1 Le notizie in Moroni XIX, 134 sono in (parte errate. A completamento e conferma delle dilucidazioni di Sohweitzer (Guidiccioni 144 s.) serve la seguente * relazione di F. Peregrino, anche altrimenti caratteristica, in data di Roma 6 gennaio 1537 : * « S. Sta "ha debutato per castellano di S. Angelo 1’ vescovo di Camerino già suo mastro di casa, M. Francesco [va letto Bartolomeo] Guidiccione Luchese, già isuo vicario a Parma, per datario, se esso vorrà accettar l'officio, perchè fa m'olito 1’ santo e 1’ Ohiettino et hora che è cardinale fa[ràl 1’ Chiattone ». Archivio Gonzaga in Mantova. Pare che anche il vescovo di Camerino non abbia assunto l’officio (vedi Benigni in Misceli, di ut or eccl. V, 162, 166). La nomina di P. Durante avvenne l’8 febbraio 1537 ; v. la * lettera di G. M. della Porta ida Roma 9 febbraio 1537. Archivio di Stato in Firenze, Vrb. 138. \ 2 Vedi il nostro voi. IV 2, 73 s. s Vedi Soriano (presso At.bkri 2 ¡Serie III, 327. * Ofr. il nostro voi. II, 613.