630 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 13 d. i suoi legati eseguissero la prescrizione dell'imperatore, ch’egli considerava come violazione dei suoi diritti. Vennero interrogati esperimentati teologi, i cardinali Cervini e del Monte nella qualità di legati conciliari, una deputazione della Segnatura, finalmente la commissione cardinalizia destinata agli affari del concilio. Paolo III aderì in sostanza al parere di quest’ultima.1 Le facoltà erano così concepite, che la loro applicazione dava occasione ad esercitare sull’imperatore una pressione nella faccenda di Piacenza. Anche altrimenti tutto era disposto così, che ben molto dipendeva dallo svolgimento di questa questione. Di proposito i due legati viaggiarono molto lentamente e soltanto addì 23 dicembre s’incontrarono con Bertano a Bruxelles, dove erasi portato nel frattempo l’imperatore.2 Le esperienze fatte dal Pighini nel viaggio furono più che scoraggianti. Egli trovò un’apparenza esterna di religione causata dalle vittorie e ordini dell’imperatore, ma gli animi erano più che mai attaccati alla novità. La santa Messa era celebrata quasi dappertutto, ma in chiese vuote. Nessuno chiedeva ai nunzi di far uso delle loro facoltà, e neanche vennero tributati ai medesimi gli usuali segni di cortesia e d’onore. Da tutto ciò Pighini concluse, che non fosse da pensarsi all’eliminazione dei torbidi religiosi in Germania a mezzo deWInterim : solo estremo rigore pareva che potesse ancora produrre qualche cosa colà.3 Neppure all’imperatore sfuggì la cattiva piega, che prendevano le condizioni nell'impero. NeH’ottobre del 1548 al fratello- Ferdinando I egli espresse il timore, che potessero essere stati inutili tutti i suoi sforzi per la pacificazione della Germania.4 Neanche ora però egli vide quanto fosse stata errata la sua condotta alla dieta di Augsburg ed anzi colla ostinatezza sua propria egli, a maraviglia di avveduti estimatori, tenne fermo ancora a lungo alla attuazione dei suoi decreti di religione eziandio dopo che ne era risultata la quasi completa sterilità.5 Maledizione, solo maledizione, incombeva 1 Vedi Ravnai.d 1548, n. 46 s. ; Druffel I. 146 s. ; de Leva V, 18 s. 2 Vedi Döllinger, Beiträge I, 155; Maurenbrecher 209; de Leva V, 21 ss. Già addi 1° settembre Mendoza chiedeva che si cambiassero le facoltà (v. * relazione di Serrlstori del 1° settembre 1548 all’Archivio di Stato in Firenze). s Vedi' Pallavicint lib. 11, c. 2; de Leva V, 23 s. Colle sconsolate * relazioni di Pighini da Magonza 5 e 16 novembre 1548 (Carte Cerv. 22, f. 17 s. nel-l’Archivio di Stato in Firenze) concordano le osservazioni di Lippe-mani, che il 6 dicembre 1548 scrive da Colonia al Cardinal Cervini : * « Siamo venuti in questa città già X giorni, nella quale anchora che sia cattolicissima, non vi è mai comparsa persona a vederci, nè del consiglio nè del clero, et il rmo arcivescovo isi trova absente in Vestvalia. Il caso è che costoro tutti non conoscono nè vogliono conoscere persona se non che dipenda da S. Mt& o eh. venga con suo ordine, et già l’habbiamo provato per tutta l’Alta Germania ». ■> Vedi Druffel I, 171. 5 Cfr. Jassenn-Pastor III18, 691.