258 A Rialto, dopo assestato il governo, trovava posto la fase conclusiva del processo, con rapido affluire di popolazione dalle altre isole. I nuovi ospiti non erano fuggiaschi, che chiedessero asilo per sottrarsi a violenza avversaria, ma obbedivano agli stimoli di pacifico spontaneo pellegrinaggio, attratti dall’inconscio fascino della città, che stava per sorgere (1). Sintomi preziosi dell’età particiaca additano lo sviluppo in atto. La febbre di opere, dispersa tra le altre isole, si attenuava, si arrestava, e le genti si trasportavano con le loro case sui dossi realtini, come in sede più propria. Lo stesso duca dava l’esempio (2). Interrompeva la sua attività edilizia nell’isola torcellana, che era stata e forse ancora era la perla della vita lagunare ; destinava i materiali, ivi raccolti, alle nuove costruzioni reaitine, sopratutto a erigere il tempio, che raccoglieva e impersonava l’anima veneziana. Per superare i ritardi nascenti dalla scarsezza di materia prima, ordinava di demolire edifici, che forse portavano il segno di sicura rovina, per impiego di marmi e sassi nelle opere del nuovo domicilio. Le astiose lotte insulari erano concorse all’opera di disfacimento dei vecchi nuclei primitivi. Cittanova, Equilo, Grado, Tor-cello, Malamocco, in misura maggiore o minore, avevano sofferto senza possibilità di risorgere. Il lento, silenzioso, metodico aumento di abitatori nelle isole reaitine, protette al loro limite esterno dal castello olivolense, sotto la tutela di un governo saldo, affrettava e completava, secondo un ritmico processo, il declino dei vecchi centri e ampio e robusto sviluppo di quello nuovo. L’opera non era perfezionata nè in un giorno, nè in un anno; neppure si svolgeva sempre in una atmosfera di calma e serenità. Dissidi di fazione non mancavano. A intermittenza questi soprav- (1) Iohan. Diac., Ckronicon cit., p. 65 : Octava - Rivoaltus ■ ad qmm ad extremum licet populi ad habitandum confluerent, tamen ditissima et sublimata omnibus mane!, que non solum ecclesiarum seu domorum decorilate ostenUitur, verum etiavi ducatus dignitatem atque episcopati sedem habere et possidere vide-tur. Il fervore costruttivo, parallelo airincremento demografico, è riflesso anche nella leggenda. Cfr. Origo cit., p. 142 sgg. : costruzioni di chiese e di palazzi. (2) Cfr. il testamento del duca Giustiniano dell’829 (Gloria, Cod. dipi, pad., I, 12 sgg. ; Documenti cit., I, 93 sgg.) e quello del vescovo Orso (Gloria, Cod. cit., I, 22 sgg. ; Documenti cit., I, 101 sgg.).