I padri del concilio di Bologna dimessi. 037 cardinale Pacheco, vescovo di Jaén, a Pietro Tagliavia, arcivescovo di Palermo, a Francesco Navarro, vescovo di Badajoz ed a Giam-bernardo Diaz, vescovo di Calahorra. E perchè apparisse ancora più chiaro che i suddetti erano invitati solo come prelati individui, simile invito venne spedito anche a quattro dei vescovi bolognesi.1 Nei brevi relativi, che furono trasmessi ad ognuno dei prefati vescovi da uno speciale incaricato, era detto, che gli urgenti bisogni della Chiesa esigevano straordinarii consigli e provvedimenti, per cui non poteva bastare, che il papa si consultasse scianto coi cardinali. Avere egli quindi deciso di sentire l’opinione d’una parte dei vescovi e comandare ai medesimi in virtù della santa obbedienza a lui dovuta di comparire al suo cospetto entro quaranta giorni. I vescovi bolognesi si dichiararono subito disposti a rispondere alla chiamata del loro supremo superiore. Non così i tridentini: ia risposta, con cui chiesero scusa per il loro non venire, fu dettata da Carlo V, il quale credeva che colla chiamata dei quattro vescovi tridentini Paolo volesse mettere fine a quella assemblea.2 Affinchè il papa si dichiarasse contento della risposta negativa l'imperatore minacciò al nunzio Bertano l’appello a un concilio e nno scisma.3 Onde scongiurare questo estremo Paolo III cedette all’opposi-. ione di Carlo V contro il concilio bolognese nel senso, che addì 13 settembre impartì al cardinale del Monte l’ordine di dimettere i vescovi là raccolti, ciò che venne eseguito il 17. Ai 26 di settembre ai vescovi, che avevano lasciato Bologna, furono mandati dei brevi, coi quali il papa li ammoniva a tenersi pronti per poter por mano all’opera della riforma al suo primo appello.4 Paolo III non aveva sopportato tranquillamente la disobbedienza tiei prelati tridentini,5 che il 18 settembre ricevettero un monitorio respingente le loro scuse. In seguito a questo breve i vescovi di Badajoz e Calahorra dichiararono che seguirebbero la chiamata del papa, cosa che fu sommamente sgradita agli imperiali. Granvella ordinò al Mendoza di persuadere il papa « a quietare la coscienza dei due prelati » elevando protesta qualora ciò non riuscisse. 1 * Lettera del cardinale Farnese a Bertano del 27 luglio 1549 (Inf. polii. XIX. 211b-212b. R *e g i a Biblioteca d n Berlino); vedi Palla vicini bb. 11. c. 4; Maxjrenbrecher 133*; de Leva V. 50 s. 2 Vedi Palla vicini lib. 11, c. 4 ; Campana 519. 3 Ofr. lettera dii Carlo V a Mendoza del 18 agosto 1549 presso Drtjfiel 1. 278. 4 Vedi Paixavicini lib. 11. e. 4; JIassarelli Diarium IV, ed. Merkt.e I. 864. 5 Sulle trattative precedenti v. l’interessante * relazione di Serristori del 2 settembre 1549. Archivio di Stato in Firenze.