il card, lègato Farnese presso Francesco Ì e Carlo V (gennaio 1540) 243 negoziati la partenza dell’imperatore : egli sperava poi di risapere da Francesco I anche dei particolari sui suoi accordi con Carlo V e di riuscire così tanto più facilmente a un’intesa con quest’ultimo nei Paesi Bassi.1 Farnese, invitato dallo stesso Francesco I, fece il suo solenne ingresso in Parigi il 31 dicembre 1539 accompagnato da cinque cardinali francesi. Il dì seguente vi giungevano Francesco I e Carlo V. L’imperatore salutò nella cattedrale di Notre-Dame.il cardinale così graziosamente, ohe tutti i presenti ne meravigliarono. Indi l’um.o e l’altro insieme col delfino recaronsi a cavallo al castello residenziale del Louvre costrutto da poco, dove ebbe luogo il saluto da parte di Francesco I e la sera un banchetto. Ai 3 di gennaio 1540 il Farnese ottenne udienza dal re francese, al quale espose la causa e lo scopo precipuo della sua missione : il giorno seguente egli fece le medesime comunicazioni all’imperatore, dalla risposta del quale il cardinale concluse, che Carlo intendeva differire tutti i negoziati fino all’arrivo nei Paesi Bassi di suo fratello Ferdinando I.2 Francesco I (accompagnò di suo ospite imperiale, che rimase a Parigi fino al 7 gennaio, a St-Quentin, ove si accommiatarono al 20 di gennaio andando l’imperatore verso Valenciennes e recandosi il re di Francia ad Amiens. Là accorse tutto impaziente il Farnese per esporre finalmente a Francesco I gli altri incarichi che aveva. Ebbe udienza ai 9 di febbraio, alla quale oltre al cardinale Cervini partecipò anche il nunzio francese Ferreri. Riattaccandosi a quanto aveva esposto e svolto a Parigi, il Farnese dichiarò che, sebbene di vero scopo della sua missione avesse per presupposto la pubblicazione della pace, egli tuttavia in virtù della stretta relazione fra le due maestà credeva di potere ammettere come sicuro tale avvenimento. Insieme all’esortazione di far attuare in breve lo scopo desiderato il Farnese unì l’invito a sua maestà di prestare il cotanto necessario aiuto per la difesa contro i Turchi e per ricondurre all’obbedienza verso la Chiesa i protestanti ed Einlrico Vili, dichiarando poi improrogabile la riunione del concilio in considerazione della necessità della riforma delle cose ecclesiastiche. La risposta di Francesco I, ohe si servì della lingua francese, fu estremamente insoddisfacente; ove non fosse prima fermamente conclusa la pace, non potere egli nè obbligarsi a un’impresa generale contro i Turchi e gli eretici, nè acconsentire al concilio, non volendo esporsi all’evidente pericolo di perdere gli amici avuti fino allora. Essere del resto molto dubbio se l’imperatore aderirebbe a un’im- 1 Cfr. Pai. la vicini lib. 4, c. 10 e Nuntiatnr'berichte V, 56 s. 2 V. le relazioni del Pararne a Paolo III dei 4 gennaio 1540 in Nuntw-hirberiohte V, 59 s.