2. Opere di riforma ecclesiastica prima del concilio di Trento e rinnovamento del Collegio cardinalizio. COLLA questione del concilio era intimamente connessa la riforma nel capo e nelle sue membra sempre più impetuosamente reclamata da tutte le parti. Ad un uomo cotanto esperimen-tato come Paolo III, che per 40 anni aveva appartenuto al Collegio cardinalizio, non poteva essere nascosto quanto grandi fossero i mali da per tutto e specialmente in Roma nel clero alto e basso. Oltracciò fin dal principio del suo pontificato da nobili spiriti eragli stata esposta la vera situazione delle cose e la urgente necessità di un rinnovamento delle condizioni ecclesiastiche. La maggior parte dei lavori di questo genere è ancora inedita : così anche il notevole memoriale d’un laico, il celebre giurista Giovan Battista Caccia da Novara, sulla necessità d’una riforma della Chiesa.1 La dissertazione era stata scritta fin dal tempo di Clemente VII, ma l’autore non aveva avuto il coraggio di presentarla al secondo papa mediceo.2 Presso tutti gli amici d’una vera riforma Paolo III godeva sì buon nome, che Caccia gli dedicò il proprio lavoro, a ciò indotto anche dalla circostanza, che l’elezione del Farnese s’era compiuta con tanta rapidità, unanimità e impeccabilità quale non s’era visto da lunga pezza. Del pari che altri contemporanei3 anch’egli vide in questo un buon pronostico di 1 * Io. Bapt. Cacia (Novarien. ¡tir. cons.). De fide integrando ac de Ecclesia reformando, ad Paulum III. in Cod. Vatic. 3659 della Biblioteca Vaticana. ®u G. B. Caccia, discepolo di P. Decio, vedi U. A. Cotta, Museo Novarese, Milano 1701, stanza II, n. 365 e da lui * Mazzitchelli in Cod. Vatic. 9263, f. 14, 2 * « Non quod eum impium et crudelem existhnarem », dice l’autore, « sed ijuod non tanta pietate munitum esse sciebaim quantum in te esse boni et fideles omnes praedicant». Cod. Vatic. 3659, f. 1 della Biblioteca Vaticana. 3 Per es. Bart. Guidiccioni ; vedi Schweitzer 48.