134 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 2. Fin dallo scorcio del 1540 Francesco I aveva insistito perchè venisse aumentato nel Sacro Collegio il numero dei suoi aderenti sebbene costoro fossero già molto fortemente rappresentati.1 Alieno dallo spostare ulteriormente l’equilibrio tra francesi e imperiali, Paolo III decise per intanto di prescindere da qualsiasi straniero e di nominare solamente degli italiani.2 La nobiltà romana e il mondo degli affari rimasero sommamente malcontenti perchè fra questi non si trovasse alcun grande e ricco signore.3 Anche all’ultima ora il Sacro Collegio tentò di fare eccezioni, ma invano4 e addì 2 giugno vennero creati cardinali Marcello Cre-scenzi vescovo di Marsico e celebre giurista, Gian Vincenzo Aqua-viva, Pomponio Ceci vicario generale pontificio, Roberto Pucci vescovo di Pistoia, Giovanni Morone, Gregorio Cortese e Tommaso Badia.6 Cristoforo Madruzzo vscovo di Trento riservato in petto in questa creazione,0 fu poi pubblicato il 7 gennaio 1545. La creazione cardinalizia del giugno 1542 fu compiuta precipuamente tenendo in considerazione il concilio.7 In fatti tra gli eletti allora eranvi tre uomini adatti fuor deH’ordinario a tale scopo come alla prosecuzione dei lavori per la riforma. Ciò vale in prima linea per il domenicano Tommaso Badia. Nato a Modena nel 1438, questo distinto erudito ricopriva fin dal tempo di Clemente VII la carica piena di responsabilità di Maestro del Sacro Palazzo. 1 Ofr. la ** lettera di Dandìno a Farnese del 31 dicembre 1540. Archivio segreto pontificio. 2 V. le * relazioni del iSerristori '29 e 31 maggio 1542. Archivio di Stato in Firetaze, F. 3264. s Mentre prima alla nomina d’italiani regnava sempre gran gioia, *« Hoggi », notifica addì 13 maggio 1542 il Serristori, « si lè fatto il contrario, che vedete ogni huomo da bene stupefatto, attonito et disperato, li plebei allegri, sentendo che sia il tempo loro, i mercanti et altri disperati che non venderanno pure una berretta nuova let ci è una malenconia et una desperatione, che come questa città babbi la peste o vadi a saccho et ,ci sia obsidione atorno et ogni galante huomo ha smarrito et perso la tramontana » (Archivio di Stato in Firenze). * V. la relazione di IN. iSernini del 2 giugno 1542 ; cfr. n. 7 a [p. 13.3. « V. Acta consist. presso Raynald 1542, n. 58; cfr. Ciaconitjs III, 67G s. ; Tardella IV, 236 ss. (colla data falsa del 31 maggio). Su Aquaviva vedi Benigni, Misceli. V, 170 s. o Non creato soltanto ai 19 dicembre 1544. come dà Friedensbubc, (Nuntia-turberichte Vili, 23 ; vedi Ciaconius III, 086). Madruzzo, di cui dipinse il ritratto il Tiziano (vedi Oberziner, Il fi-tratto di C. Madruzzo di Tiziano, Trento 1900, e Rev. d'art anc. et nwd. XXI), aveva sentimenti fortemente mondani ed era un grande amico degli artisti (vedi C’rowe-Cavalcakrli.e VI, 287, 454; Atti Moden. VI, 507), e dotti (v. Ril'. Trident, 1902, 52 s.). (ìlari-:anuà gli dedicò il libro suo sulla musica (v. Archivio della luogotenenza in Inn-ebruck, * Ambra». Akten VII, 162). Suo monumento duraturo è il castello di residenza a Trento di cui, mettendosi sulle orme del suo predecessore, continuò la costruzione e la decorazione. Vedi Merkle I, 157. f V. la * lettera di Farnese a Poggio del 4 giugno 1542. Biblioteca Chigi in Roma. LIII 65.