Invio del cardinale Sfondrato presso l’imperatore. 583 Rione ancor più avanti di quanto fosse desiderato dal papa e vi destinarono il 15 di settembre.1 Decisiva per questa cedevolezza fu la circostanza, che a Bologna come a Roma nutrivasi la speranza, che il cardinale Sfondrato, spedito come legato alla corte imperiale, riuscirebbe a eliminare il dissidio con Cario V. Il nobile milanese ne pareva tanto più l’uomo adatto in quanto che un tempo aveva prestato importanti servigi alla politica imperiale. Oltre al suo precedente incarico circa un’impresa contro l’Inghilterra, egli doveva anche persuadere Carlo a riconoscere il concilio bolognese o almeno trattenerlo da misure ostili in contrario aggiungendovisi inoltre in forma di supplemento un’istruzione relativamente alla proposta d’accomodamento combinata tra Farnese e Mendoza nella questione del concilio.2 Il cardinale Sf ondrato, che solo con sgomento affrontò la sua difficile missione, viaggiò molto lentamente non incontrandosi coll’imperatore che al principio di luglio 1547 a Bamberga. Ebbe udienza il 4 di detto mese. Carlo ricevette cortesemente il legato, che in primo luogo presentò le sue congratulazioni per la fine vittoriosa della campagna, ma rifiutò per la spiccia e in modo reciso qualsiasi intromissione nelle cose inglesi. Importargli più la Germania, dov’era ancora abbastanza da fare: specialmente dopo le esperienze fatte non avere egli alcuna inclinazione a curare come capitano gli affari di altri e in conclusione essere anche stanco di guerreggiare. Lo Sfondrato poi avanzò, con elogi al Mendoza, il progetto di componimento sulla questione del concilio, ma qui pure dall’imperatore incondizionatamente fermo sul punto che il concilio risiedesse a Trento ricevette un reciso rifiuto. Nella disposizione, che prima del ritorno del concilio a Trento la dieta dichiarasse la sua sottomissione alle decisioni del medesimo, Carlo non vide che l’intenzione di evitare il concilio, ciò ch’egli disse apertamente, osservando ancora, che non mancherebbero pratiche per mandare a vuoto tale deliberazione. Il legato respinse simile sospetto siccome infondato per quanto riguardava il papa e fece rilevare come contradicesse alla dignità del concilio tornarlo a trasferire a Trento per riguardo alla nazione tedesca qualora non fosse data garanzia, che precisamente quella nazione abbandonerebbe la sua opposizione al sinodo. Quando finalmente il legato invitò l’imperatore a effettuare, sotto la fresca impressione della vittoria, almeno l’accettazione dei decreti conciliari già emanati, gli toccò un rifiuto sprezzante. Carlo disse 1 Vedi Massarelli Diarium IV, ed. Merkle I, 658 s.; Pailavicini lib. 10, C- 1; de Leva IV, 321 s. 2 Vedi Döixinger, Beiträge I, 54 ss.; Druffel, Beiträge I, 51s. e 8fon-drata 374 s.; Nuntiaturberichte X, xxiv; ivi (xxus.) anche particolari sulla Persona del legato. Sullo Sfondrato cfr. anche Arch. stor. Lonih. 1894, 27 ss.