386 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 7. il cuore, con tutta l’anima, con tutta la nostra volontà !» e lo diceva con grande energia e viso infuocato. Molti, come più tardi attestarono quali testimoni oculari ed auricolari Laynez e Ribadeneira, cercavano subito dopo profondamente contriti il confessionale.1 Come notificava in Ispagna l’anno 1547 il Polanco, fra il clero romano eranvi molti « molto male istruiti » : per questa ragione Nadal tre volte la settimana teneva in S. Eustachio una conferenza sui doveri dello stato sacerdotale: il vicario del papa aveva fatto obbligo di intervenirvi a tutti coloro che esercitavano la cura di anime.2 A quanto pare fu il felice successo di questo provvedimento che svegliò in lui un altro proposito. Allo scopo di ricevere gli ordini sacri, venivano a Roma da tutte le parti molti, che non erano degni e perciò nel 1547 fu deciso di non ordinare più alcuno se prima non avesse fatto presso i Gesuiti la confessione generale e poi non fosse stato dai medesimi esaminato circa i costumi e la scienza. Ad Ignazio non rimase che di accollarsi almeno per un po’ di tempo la grave bisogna. Fino ad ora, così faceva egli notificare ia Lovanio nel dicembre del 1548, abbiamo dato l’attestato d’esser degni appena alla quarta parte di coloro che si sono presentati. 3 Il nuovo Ordine andò riservato nella cura spirituale delle donne. Quando arrivò a Roma coi suoi compagni Ignazio disse loro : « bisogna che stiamo molto sopra di noi, et non pigliamo conversatione con donne, se non fossero illustri »,* la cui influenza ed esempio potesse tornare di giovamento a molte anime. Tale era secondo il suo giudizio Margherita d’Austria, donna di spiriti virili e infelice nel suo matrimonio col giovane Farnese. Ignazio fu confessore di lei e della sua casa. Allorché nel 1545 essa diede alla luce due gemelli, Ignazio dovette battezzarne uno.5 Per far piacere al Cardinal Farnese Ignazio assunse anche di fissare a mezzo dei suoi degli statuti alle Suore eremite presso S. Pietro, che venivano dette Murate, e di farne ricevere le confessioni.6 Ma la fu un’eccezione. Spesso da pie donne, che vivevano nel mondo, da monache individue, da intieri conventi 1 Riiìadeneira, De actis etc. n. 47 ; cfr. anche Maffeius lib. 2, c. 14. 2 Polanco all’Araoz da Ron.a 31 ottobre 1547 (Mrm. Ignat. Ser. I. I, 617): relazioni all’Araoz e ai Gesuiti d*i Lovanio e Colonia da Roma 31 ottobre 1547 e fine di dicembre 1548 (ibid. Sen. I, I, 617 ; II, 286). 3 II vescovo Archimto ad Ignazlilo da Bologna 17 dicembre 1547 ; parere d’Ignazio in data di Roma fine gennaio 1548 ; tetterà ai Gesuiti di Lovanio e Colonia da Roma, fine di dicembre del 1548 (Mon. Ignnt. Ser. I, I, 658, 703-704; II, 286). * Autobiografia n. 97 (p. 95). 5 Relazione ai confratelli spagnollii da Roma, principio del 1544 : Ribadeneira a Fabro e Araloz da Roma 29 agosto 1545 (Mon. Ignat. Ser. I. I, 290. 316-317). 6 Polanco aill’Araoz da Roma 31 ottobre 1547 (Mon. Ignat. Ser. I, I, 013)-