Le buone speranze del Contarmi incontrano gli ostacoli. 285 sano almeno vergognarsi di essersi staccati da fratelli amorevoli. Così dobbiamo lavorare noi e lasciare a Dio il successo.1 Non può negarsi che da principio il Contarini non riconobbe sufficientemente la natura e la portata del moto protestantico e che in conseguenza apprezzò sotto al valore le difficoltà che ostavano alla riunione. Confermollo nel suo ottimismo l’accordo raggiunto a Wbrms intorno al peccato originale, alla notizia del quale egli addi 12 febbraio scrisse da Bologna al Farnese: Spero in Dio che non torneranno a frammettersi gli impedimenti estrinseci: come ho detto tante volte al papa, la differenza nelle cose sostanziali non sarà sì grande come molti credono. Volesse Iddio che molti non avessero scritto in favore dei cattolici recando danno piuttosto che utile.2 Gli ostacoli politici, che opponevansi a un’unione, presentaronsi al Contarini in Ratisbona avanti tutto allorché venne a trattare coi duchi di Baviera, coll’elettore maguntino Alberto di Branden-burg e col duca di Brunswick. Costoro non volevano nè la conferenza nè il concilio ed esigevano che si usasse la forza. Il tentativo però di questi intransigenti di guadagnare ai loro piani il legato dovette fallire perchè il Contarini al pari del Morone riconobbe, che non zelo per la religione, ma l’aspirazione a maggior potenza era il motivo, dal quale originava in quei circoli tale pretesa. Il legato però non doveva alienarsi principi cotanto potenti e quindi si industriò ad usare con essi la più grande cortesia e riguardo. Cercando di agire in modo da calmare gli animi, egli sperava di aver ragione anche di questa difficoltà.3 Non meno spinosa era la posizione del legato di fronte agli imperiali, che sostenevano un punto di vista direttamente opposto alla Baviera e nutrivano speranze di ottenere sicuramente un accordo coi protestanti a mezzo delle loro « pratiche » pacifiche. In questa difficile situazione il Contarini d’intesa col Morone decise di attenersi a una via di mezzo trattenendo gli imperiali, nella loro mira all’unione ad ogni costo, originante da ragioni politiche, da concessioni troppo ampie e dannose alla Chiesa e dissuadendo la Baviera e i suoi aderenti dal progetto di una guerra, sic- 1 Dittkich, Repesten 314 s. Se si lia da credere al suo segretario, Contarini a Roma aveva talvolta concepito la situazione molto meno favorevolmente (vedi Solmi, Contarmi 18) ; ma i suoi timori venivano sopraffatti dalle sue speranze (vedi Gayangos VI 2, 198 e in App. n. 38 il ‘dispaccio di Ruggieri del 12 gennaio 1541 Archivio di Stato in Modena). 2 Vedi Pastor, Korrespondenz Contarini« 360 ; Dittricii, Regesten 146. 3 Vedi Dittrictt. Contarmi 577 s. ; Pastor loc. cit. 343 s. Vedi anche la lettera dd Cantarmi a Dandolo presso Beccadelli I 2, 200 s. Snll’importanza della Baviera come « linguetta nella bilancia » vedi Riezlek IV, 309.