Il monumento di Giulio II. 757 Mentre Michelangelo era tuttavia occupato negli affreschi della Cappe la Paolina, pervenne finalmente a una passabile conclusione anche il monumento di Giulio II. Non nel nuovo S. Pietro, com’era progettato, ma alla parete della navata trasversale destra della non troppo grande chiesa cardinalizia del papa Rovere, S. Pietro in Vincoli, trovò esso la sua collocazione nel maggio del 1545. Invece delle 40 vagheggiate il monumento presenta tre sole statue di mano di Michelangelo, fra esse invero il Mosè, certamente una delle più alte creazioni della statuaria. Per l’effetto soggiogante di quest’opera meravigliosa si trascura facilmente una caratteristica del monumento sepolcrale la rinunzia all’uso, un tempo progettato, di simboli modernamente pagani, delle vittorie e da ultimo anche dei due schiavi. A Michelangelo, sul quale non erano affatto passate senza traccia le ostilità a causa delle figure svestite del Giudizio universale, queste figure non parvero più appropriate per una chiesa. Iin luogo degli schiavi subentrarono statue di soggetto religioso: Lia e Rachele, allegorie della vita attiva e contemplativa. Come in queste calme e placide figure, così anche nelle tre statue affidate alla mano degli aiutanti appare un’accentuazione del carattere cristiano. La Madonna col Bambino Gesù, che sta sopra il papa adagiato su un sarcofago, incarna un sentimento affatto' religioso. Iin una parola : il mausoleo ideato e cominciato in tutt’altro spirito, ha guadagnato un’impronta cristiana, ecclesiastica.1 Qui si rivela lo spirito rigidamente cattolico, di cui sotto l’influsso della nobile Vittoria Colonna e sotto la rinascita del senso cristiano Michelangelo andò sempre più riempiendosi. Questo spirito fu determinante anche neirassunzione dell’ultimo grande lavoro, con cui Michelangelo chiuse la sua incomparabile carriera d’artista : nella ricostruzione di S. Pietro. Nell’ultimo periodo del governo di Clemente VII questa impresa aveva subito un completo arrenamento: erba e sterpi crescevano sugli alti archi bramanteschi della nuova fabbrica.2 Paolo III, a cui tale condizione pareva indegna,3 subito dopo la sua esaltazione pensò a riprendere i lavori, la direzione dei quali venne affidata ad Antonio da Sangallo e Baldassare Peruzzi.4 1 Quanto è detto qui sopra è secondo le eccellenti dilucidazioni di Justi (Michelangelo 339-346) ; stai Mosè vedi il nostro voil. Ili, 781 e. 2 V. il disegno contemporaneo presso Geymüixeb, Ursprüngliche Entwürfe, tav. 49, nr. 2. 3 V. in App. n. 21 il *'breve a Francesco I in data 7 settembre 1536 (Archivio segreto p o n t i f i c i o) ; cfr. anche sotto T>. 758, n. 7. 4 Cfr. sopra p. 705. * « Baldassar da Siena, architetto della fabrica di S. Pietro riceve da Bindo Altoviti depositario della medesima a 18 marzo d. 30 e 25 e 100 e 89 e finalmente 194 pec soldo e questa ultima partita si pagò a Giov. Silverio e fratelli figli di detto Baldessar atteso che egli morì a 6 gennaio 1536 et haveva a ragione di 25 d'. il mese » Coti. H-II 22, f. 2 della B i-blioteca Chigi in Roma.