227 L’autorità politica era arrivata ad altra prospettiva del problema ecclesiastico. Il programma del duca Giustiniano fu perseguito anche dopo la sua morte. Il successore Giovanni tra le burrascose vicende, che di tempo in tempo l’occuparono, non deflette dall’ indirizzo fraterno relativamente a questo argomento. Compì la basilica di S. Marco, la aprì al culto e, degnamente affidando a essa la custodia delle spoglie dell’ evangelista, in esso depositò anche il pensiero politico dello stato veneziano. Parve tuttavia a molti, agli avversari sopratutto, che la sua attività politica segnasse il passo rispetto a quella del grande suo predecessore, che era concorso unitamente al padre e da solo a costruire il governo reaitino e a plasmare l’anima politica, civile e religiosa della nazione. Le opere sue, anche se non lo erano, apparivano espressione di una volontà costruttiva, che nel successore era venuta meno. Non bastava dar compimento a quelle già iniziate, quando pareva mancare spirito d’iniziativa, non meno pronunciato all’esterno che all’interno. Giustiniano aveva saputo fronteggiare la crisi fortunatiana ; con abilità aveva respinto la sfida partita da Mantova ; con buon successo, se non con fortuna, aveva sostenuto la duplice campagna contro i Saraceni di Sicilia, guadagnando onorifiche distinzioni. Mettendo a paragone queste brillanti opere con la debolezza dimostrata dal duca Giovanni nel proteggere gli interessi adriatici contro le insidie slave, era facile dedurre a carico di questi un giudizio di deplorazione, che lasciava adito all’intrigo ambizioso degli avversari. Esso trovava ascolto tanto più facilmente, quanto più la sicurezza marittima e la custodia delle squadre venete erano compromesse, senza difesa, dalle molestie di popoli avversari. L’Adriatico era stato percorso, al tempo di Giustiniano, da « bellicosissime » navi, dirette in Sicilia, e « bellicosissime » navi faranno vela contro gli Slavi dell’altra sponda sotto il successore dell’attuale duca (1). Gli infelici risultati ottenuti dall’ingannevole politica di pace inaugurata e perseguita da questo verso i Narentani non contribuivano a rafforzare un equilibrio politico indebolito dall’audacia dell’offesa avversaria e dall’insufficente capacità di difesa (2). (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 109, 113. (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 110, 112.