Nuove condizioni dovute al Sacco di Roma. 6S7 Ma quando finalmente, in virtù della sua elezione a pontefice, il Farnese arrivò alla condizione di esercitare vasta attività di mecenate, un mutamento radicale s’era compiuto in tutti i rapporti. L’età dell’oro del rinascimento era passata. A Roma stessa l’infausto 1527 aveva recato sì gravi danni agli studi dotti, che propriamente tutto doveva rifarsi, aggiungendovisi un altro fatto, cioè che l’atmosfera spirituale cominciava a cambiarsi sostanzialmente. L’impressione del Sacco di Roma era così profonda, che non potevasi più pensare a una completa risurrezione della precedente vita di bello spirito.1 La grande e sempre perdurante apostasia da Roma, di cui nè Leone X nè Clemente VII avevano riconosciuto l’intiera portata, riconduceva sempre più imperiosamente in prima linea i doveri ecclesiastici, così che e la protezione di tendenze meramente letterarie doveva cedere il passo ed esse stesse dovevano prendere un’altra direzione. Per quanto poco si pensasse a rinnegare le grandi conquiste del rinascimento, pure in vista della gravità del tempo dovette sorgere la coscienza della necessità di romperla colle tendenze non ecclesiastiche e col mecenatismo a unico servizio di godimento estetico. Il trapasso dal secolo di Leone X dedito alle lettere a un’età mossa più da interessi ecclesiastico-teologici non poteva però avvenire che per gradi sotto un papa, che era cresciuto nel campo umanistico.2 Il carattere disarmonico, che contrassegna l’intero pontificato di Paolo III, si rivela anche nel suo mecenatismo letterario. I contrasti, entro i quali ei si muoveva, vengono fortemente illuminati dal fatto, che poterono ottenere cariche ecclesiastiche ¡alte e influenti quasi allo stesso tempo rappresentanti d’indirizzi sì radicalmente diversi come Giovanni della Casa e Filippo Archinto, il primo leggiero e immorale nella sua vita e in parecchi suoi scritti,3 l’altro un uomo serio e degno, autore d’un’opera sulla fede e i sacramenti, che egli dedicò a Paolo III.4 D’ostacolo allo svolgersi d’un vasto mecenatismo fu non soltanto la circostanza, che durante tutto il suo governo Paolo III venne a tutt’oltranza tenuto preoccupato da doveri ecclesiastici 1 Ofr. il nostro voi. IV 2. 582. 2 Vedi Reumont III 2. 6S7 s. 3 Giovanni della Casa, al servizio