La questione di Camerino. 201 dei due giovani nepoti di Paolo III.1 Le segrete intenzioni nepo-tiste di Paolo III vennero universalmente condannate allorché egli intervenne nella guerra per la successione a Camerino. Ivi stavansi di fronte come pretendenti Giulia, figlia di Giovanni Maria Varano, l’ultimo duca morto nel 1527, ed Ercole Varaino. Conformemente al volere di sua madre Caterina, Giulia doveva sposarsi con Guidobaldo della Rovere, principe ereditario d’Urbino, quantunque fosse da prevedersi che nessun papa tollererebbe l’unione di Camerino con Urbino. La faccenda quindi durante la vacanza della Santa Sede fu spinta avanti con altrettanto grande fretta che segretezza e addì 12 ottobre 1534 si concluse in tutta segretezza il patto nuziale nella fortezza di Camerino. Poiché la sposa non aveva che 11 anni e mezzo, la consumazione del matrimonio dovette venire differita. Poche ore dopo la firma del patto giungeva da Roma una staffetta con una lettera del Collegio cardinalizio interdicente tale connubio senza il consenso del nuovo pontefice.2 Fin dal 14 ottobre Paolo III rinnovava il divieto, ma in forma dolce e amichevole.3 Caterina Varano però e Guidobaldo non se ne curarono e d’accordo con suo padre, Guidobaldo ai 17 d’ottobre prese possesso di Camerino.4 Il papa era risoluto a non tollerare questo spregio della sua sovranità: probabilmente egli volgeva anche in mente di sposare Giulia con Ottavio, figlio di Pier Luigi Farnese, ma più che tutto egli credevasi obbligato a impedire un ampliamento della potenza li Francesco Maria, l’antico nemico della Santa Sede, e la riunione di Camerino con Urbino, perchè altrimenti ne sarebbe venuto gravemente minacciato il collegamento colle provincie settentrionali dello Stato pontificio. Con un inviato Paolo III dichiarò apertamente, che ove Camerino andasse a finire in mano del duca già sì potente d’Urbino, egli si sentirebbe minacciato in Roma.5 Addì 21 ottobre ' « Hier sira venne in Roma il S. Pier Luigi, quale è alloggiato nel palaggio di Sia » (Archivilo1 <1 i Stato in Bologna); quindi non a paluzzo Farnese, coirne dice Navenne (257). 1 Cfr. -sopra p. 92 s. 2 Vedi Feliciangeli 173