294 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 5 e. vennero ai 14 di maggio a discutere del sacramento della Penitenza. Contarini, ammaestrato dalla precedente discussione, rivolse ora con maggior acutezza la sua attenzione a che nelle formule di concordia non si accogliessero parole, le quali potessero interpretarsi in senso cattolico e protestante insieme. Egli voleva una pace vera e leale, non una mera unione su parole : per questo motivo e perchè temeva che l’imperatore non fosse sufficientemente informato sul vero stato delle cose, ai 15 di maggio andò a udienza, alla quale assistette anche il Morone, ove disse, che fino a quel punto i partiti erano divisi circa i due sacramenti più importanti, l’Eu-carestia e la Penitenza, che i protestanti avevano emesso gravi errori intorno ai medesimi e che era impossibile un’unione qualora non li abbandonassero facendo insieme efficacemente osservare all’imperatore i danni di una pace apparente e lasciando al suo giudizio le ulteriori misure da prendersi contro i protestanti. L’imperatore, tocco sgradevolmente dal passo ardito del Contarini, non degnò di risposta alcuna quest’ultima osservazione. Ammise di non essere teologo, ma rilevò che stando alla relazione del Granvella non trattavasi che della sola parola transustanziazione : a malgrado di tutto sembrargli più ragionevole continuare e ottenere dai protestanti quante più concessioni fosse possibile poiché una rottura dei negoziati era facile e poteva sempre accadere, ma era però un passo gravido di conseguenze. Contarini assicurò ch’egli pure bramava l’unione, ma che considerava suo dovere esporre il vero stato delle cose e la reale importanza delle differenze : ancora una volta fece risaltare quanto dipendesse da quell’unica parola transustanziazione e presentò un memoriale illustrativo del suo punto di vista.1 Il giorno dopo Contarini espresse i principi! secondo i quali procedeva in una lettera a Farnese. In primo luogo, così egli, devesi in tutto mantenere la verità della fede. Secondariamente bisogna non lasciarsi indurre ad esprimere il senso della dottrina cattolica con parole ambigue perchè in virtù di tale procedere non ne nascerà che maggior dissidio. In terzo luogo si ha d’agire in modo che tutta la Germania e la cristianità comprendano che la discordia non procede nè dalla Sede Apostolica nè dall’imperatore, ma dalla pertinace adesione dei protestanti all’errore.2 Queste severe parole pronunziate da un uomo così mite e conciliante come il Contarini, pesano ¡il doppio. Il Cardinal legato si espresse cotanto energicamente perchè era giunto a persuadersi che a favore della loro opinione circa il Santo Sacramento dell’altare i protestanti non potevano neanche fare appello a ragioni probabili, per tacere 1 Lettera dlel 15 maggio 1541 ¡presso Pastor. Korrcspmuìcnz Contarini* 387-390. li memoriale Ipresiso I>ittbich. Rene sten 325 s. 2 V. la lettera del 16 (non 18) ingaggio 1541 presso Pasto«, Korrcspondcn: Contarmi» 391.