Politica italiana di Carlo Y. - P. L. Farnese. 587 Dalla nomina del Gonzaga a governatore di Milano era intervenuto un decisivo cambiamento nella politica italiana di Carlo V. Con lo zelo d’un genuino rinnegato quell’uomo cercava di rendersi aro all’imperatore eccitandolo contro gli Italiani.1 Andava sempre più manifestandosi la mira degli Spagnoli di consolidare a mezzo di annessioni la posizione loro fatta dal possesso di Milano e di Napoli. Oltre imprese contro Genova e Siena venne tolta in mira anche l’annessione di Parma e Piacenza.2 Già nel giugno del 1546 l'imperatore aveva fatto capire a Ferrante Gonzaga, che aspettava soltanto la morte del vecchio papa per abbattere Pier Luigi Farnese.3 Costui dal canto suo si strinse strettissimamente ai Francesi e si mise in relazione con tutti coloro, ai quali in Italia pareva intollerabile la preponderanza spagnola. Gli imperiali credettero di riconoscere le tracce di influenza famesiana nella congiura del Fiesco in Genova.4 Il piano di Ferrante Gonzaga d’abbattere l’incomodo e pericoloso vicino, col quale aveva personalmente incessanti questioni, venne favorito dalle condizioni interne del ducato di Parma-Pia-eenza. Ivi Pier Luigi s’era fatto acerbi nemici ancor più per il rigido suo governo e perchè faceva fortemente valere l’autorità sua di signore territoriale, che per la sua vita libertina. In generale il no governo non era migliore nè peggiore di quello della maggior parte dei minuscoli principi italiani di quel tempo. Egli pure al pari di Cosimo de’ Medici mirava a formare delle parti contrastanti del suo dominio uno stato unito, urtando in ciò principalmente con l’insubordinata nobiltà. Questi piccoli signori, male abituati dal mite reggimento della Chiesa, sentivano in modo durissimo il rigido governo del nuovo signore, che migliorava le condizioni del popolo nella misura che limitava i privilegi feudali.5 Il malcontento crebbe allorché Pier Luigi creò una milizia provinciale sottostante al suo esclusivo comando e colla mancanza di riguardo sua propria cominciò ad erigere come a Parma così anche a Piacenza una poderosa cittadella. Sino dalla fine del 1546 Ferrante 1 Ofr. la relazione di Mocenigo presso Fiedlb.r 130. 2 Vedi Maurenbrecheb 155 s., 159 ; Bat.an VI, 391. 3 Vedi Affò 112 ; de Leva IiV, 355. 4 Ofr. de Leva IV, 240s., 244 s. ; Belgrano in Arch. stor. Itili. 3 Serie IV 1, 216 s. ; Landau in Aligera. Zeitung 1887, Bell. 35, che ritiene non data la prova die Paolo III v’abbia preso parte ; così pure Manfroni 365 s. 5 Questa opinione sul Farnese prima presentato esclusivamente come un tiranno è stata sostenuta pel primo da L. Scakabeli.i, DelVultima ducea di J‘icr Luigi Farnese, Bologna 1868. ,A kpiesta apologia, che qua e là va invero troppo avanti (cfr. Arch. star. Ita!. 3 Serie IX 2, 226 s.), hanno aderito Itau- (III e, 501), Balan (VI, 395), Bertolotti (in Atti dell'Emilia III, 21», 49 »•) e Giakkixi (Storia di Piacenza, Piacenza 1889). Recentemente trattarono m questione nel medesimo senso Scapinelli (Rassegna naz. 19(M! I, 182 s. : Le riforme sociali del duca Pier Luigi) e Massignan (p. 61 s. ; ofr. p. llls.).