316 Paolo ITI. 1534-1549. Capitolo 5 e. salutavano la nuova formula della dottrina della giustificazione per i medesimi motivi mistico-ascetici che il Pole. In contraddizione coi molti predicatori, che riponevano tutto il valore nelle opere esteriori, essi, nella coscienza della debolezza e insufficienza umana, inclinavano a dare forte rilievo alla grazia redentrice di Cristo; da questo sentimento era nata la nuova teoria, di cui divennero seguaci entusiastici. Essi potevano farlo senza cessare d’esser cattolici perchè il concilio non aveva ancora deciso in proposito. Nelle altre dottrine differenziali la pensavano cattolicamente: non veniva neanche lontanamente in loro l’idea d’uscire dalla Chiesa, come può dimostrarsi con tutta limpidezza in un uomo, che a lato del veneto Luigi Priuli e del bolognese Lodovico Beccadelli1 occupava un posto eminente nel circolo del Pole, il poeta Marcantonio Flaminio.2 Se anche non tutte le opinioni teologiche di questo nobile uomo erano corrette, gli mancava però totalmente ciò che solo rende eretico formale secondo l’insegnamento cattolico : l’ostinazione della volontà superba e l’opposizione all’autorità ecclesiastica. Fu quindi facile al Pole staccarlo dagli errori, che aveva succhiati presso Juan Valdes a Napoli. Per il sentimento del Flaminio, che morì nel 1550 da figlio rigidamente fedele della Chiesa, è oltremodo significativa una lettera da lui diretta nel 1543 a un altro eminente membro del circolo viterbese, l’umanista e protonotario Carne-secchi, nella quale biasima severissimamente quei critici, che presumono giudicare dogmi e usi della Chiesa. «Et noi», così egli, « humiliamoci nel cospetto di Dio ; non ci lasciando indurre da ragione alcuna, per verisimile ch’ella ne paresse, a separarci dall'unione della Chiesa Cattolica».3 Colui, al quale era diretta questa esortazione, più tardi non ne ha tenuto conto: nel 1567 Carnesecchi preferì il supplizio come eretico alla sottomissione all’autorità della Chiesa. Allora le con- 1 Su L. Beccadelli, le cui fattezze somo note a tutti1 i Visitatori degli I f-fizi in virtù del ritratto di Tiziano, v. il primo volume del Mommi, di tari’ letter. di L. Beccadelli, Bologna 1797. Numerose lettere ancora inedite ili Beccadelli in Cod. 1009. 1010. 1018-1032 della Biblioteca palatina In Parma; I>a questo materiale deriva la, pubblica ai one di A. Vital, Tre lettrn [rfi L. Beccadelli] a Michelangelo. Oonegliano 1901. 2 Off. le profonde investiga aloni di Otrccou (M. A. Flaminio 77 s. ; 86 ss.), che vengono completate dalle mie illustrazioni, sfuggite all’erudito italiano-sulla lettera di Flaminio del 12 febbraio 1542 in Tlistor. Jahrb. Vili. H- ' Poiché precisamente da questa .lettera Ranice (Pàpst I9, 90, 91) vuole scoprile tra le righe il sentimento «di feclel luterano» del Flaminio, io l’ho sotto posta ad un’antoritfl riconosciuta nel campo della dogmatica, all’amico mio, purtroppo ora defunto, decano rtiipitolare Heinrich, il quale giudicò che nou trovasi nella lettera frase alcuna, che non s’accordi colla dottrina cattolica. I>i «analogie del protestantismo» -può parlarsi solo presso colpirò, che, come Ochino, si staccarono dalla Chiesa (cfr. Buss I, 601). 3 Vedi Coccoli 100.