246 Paolo III. 1534-1549. Capitolo 5 a. Mortificante e nulla promettente di bene appariva la circostanza, che anche relativamente al negozio religioso gli imperiali addimostravano coi rappresentanti del papa la stessa riservatezza ohe in cose politiche. D’un adempimento della promessa di Gran-velia, che in questo negozio nulla avesse da avvenire all’insaputa del Farnese, neanche parola. Il cambiamento, che la politica imperiale compì allora in tutta la possibile segretezza, fu di nefasta importanza. Gli è ben vero che Carlo V non confermò l’Interim di Francoforte, ma egli agì nello spirito di quel patto respinto dal papa.1 Sotto la pressione della situazione politica, del pericolo turco, della tensione colla Francia, dell’atteggiamento ostile di molti Stati dell’impero, della Baviera specialmente, e della potenza aumentata dei protestanti, Carlo V ritornò al progetto già nel 1538 suggerito a Ferdinando I dall’elettore brandenburghese Gioacchino II ; il dissidio dogmatico in Germania sia appianato indipendentemente dal concilio da una conferenza nazionale, da un colloquio di religione :2 colla pertinacia a lui propria da allora in poi egli perseguì questo piano malgrado tutte le controrimostranze.3 Se coll’introduzione di negoziati pacifici per la riunione sperò di impedire l’accesso degli Schmalkaldici alla Francia e d’ottenere aiuto contro i Turchi, l’imperatore trascurò dii osservare, che in virtù di questa nuovissima piega della sua politica veniva paralizzata la lega cattolica difensiva e sacrificato il progetto del conciliio. A Carlo V, il quale era poco versato in questioni teologiche e dipendeva dai suoi consiglieri,4 sfuggì del tutto quanto fosse errato in linea di principio organizzare riunioni, nelle quali dinanzi a 1 Cfr.il giudizio diRANKE(IV<>,96, 123) e specialmente Ensics(IV, 183. n. 2). - Da parte pontificia sii seppe il progetto braudenlburgliese a mezzoi del Morone, che n’era stato iniziato dii Ferdinando I ; y. sopra cap. 1 (p. 79). 3 Giù nel settembre 1539 Carlo aveva dichiarato al nunzio Giovanni Ricci ila Montepulciano ch'era sua 'intenzione di organizzare una disputa di religione fra uomini dotti e temperili ti dei due partiti religiosi, i quali dovevano trattare circa lo stabilimento della concordia in coste di fede alla presenza d1» nunzi pontifìci e d’inviati dell’im/peratore, ilei re Ferdinando e del re di Francia (cfr. Fhses IV, 181, n. .1). Addi 28 novembre 1539 Morone ebbe occasione d'i presentare a re Ferdinando, il quale parimenti avevagli dato nofr'ifcia di questo progetto dell'imperatore, una rimostranza in iscritto, dhe comunico ai Farnese il 30 novembre (presso Dittrich, Morone 60 ss.). Il 2 dicembre egli poteva inoltre comunicare al Farnese che Ferdinando aveva aderito alle sue rimostranze, ma che però la decisione stava nelFimperatoire. Qualora castui. non ostante le eantroosservazioni del papa e di Ferdinando, dovesse attenersi fermo a quel piano, Morfine raccomandi che siano deputati a pantecilparvi non soltanto teologi tedeschi, ma anche italiani, francesi e spagnoli ; presso Dit-tbich loc. clt. 64 s'. * Vedi Armstrong I, 330,