La questione di Milano, 15? Non fu facile trovare le persone adatte. Una discussione nel concistoro del 26 novembre non condusse a risultato alcuno : finalmente ai 29 vi vennero deputati i cardinali Piccolomini e Cesarmi,1 i quali mossero da Roma il 5 dicembre,2 poiché l’imperatore era aspettato già per la fine di detto mese.3 I due cardinali accettarono a malincuore la missione, dovendo non solo adempire aH’obbligo di cortesia di dare il benvenuto, ma trattare anche di questioni che Pier Luigi aveva toccate con sì infelice successo. A ciò s’aggiunse ora una nuova faccenda, oltremodo spinosa e importante ; l’infausta questione milanese, che era entrata in uno stadio acuto colla morte, avvenuta il 1° di novembre, del duca Francesco Sforza, il quale non aveva lasciato eredi legittimi. Francesco I pretendeva che Milano venisse dato al suo secondogenito, il duca Enrico d’Orléeans, e poiché Carlo V rifiutò incondizionatamente lo sposo di Caterina de’ Medici e il rappresentante delle pretese su Firenze ed Urbino, fu reso prossimo lo scoppio della guerra fra i rivali. Paolo III non mancò di fare sforzi per il mantenimento della pace : 1 egli propose una via di mezzo, il conferimento cioè del ducato di Milano al terzogenito di Francesco I, il duca d’Angoulème, scappatoia, che i due cardinali accennarono all’imperatore a Napoli il 22 dicembre ottenendo da Carlo V la risposta, che gli occorreva sapere prima le condizioni particolareggiate di simile soluzione dèlia questione giacché l’effetto aveva dimostrato che i Francesi, una volta in possesso di Milano, volevano che anche Napoli venisse in loro potere.5 I Francesi rigettarono come impossibile la candidatura del duca di Angoulème e cercarono di trarre dalla loro il papa facendo la proposta di conferire Milano al figlio di Pier Luigi, Ottavio Farnese, e di sposare questo con una principessa francese. Non ostante il suo grande affetto per i nepoti, Paolo III non abbracciò questo piano0 e continuò ad adoperarsi per mantenere la sua posizione neutrale. 7 Fino al punto ,che questa non venisse vulnerata, egli si addi- 1 Concistore del 26 novembre 1535 : * « S. D. N. fecit verbum de legatis mittendis ad Claes. iiltem iam e ßicilia adventantem in Italiani. Quae res fuit dilata in futurum consistorium. ». 29 novembre 1535 : * « S. D. N. decrevit duos legatos ad Oaes. Mtem vid. rev. iSenan. episc. Ostien. et rev. Ciaesarinum diac. euim facultatibus in diplomate exponendis». Archivio concistoriale del Vaticano. Sulla prima consulta addì 8 novembre 1535 vedi Blasius de Martinellis, * Diarium, (Archivio segreto pontificio XII 56). 2 V. la lettera di G- ¡Negro in Jjett. d. princ. Ili, 148b (ed. 1577). s V. la ‘lettera di ¡Nicolò ICasulano a Siena da Roma 4 dicembre 1535. Archivio di Stato in Siena. 4 Ofr. Cabdauns, Paul \III. 180 s. » V. la relazione dei cardinali Piccolomini e Oesarini del 23 dicembre 1535 presso Ehses IV, cxxvn. « Cfr. OArASSo I, 150. ? Cfr. la * relazione di (F. Peregrino del 7 febbraio 1536. Archivio Gonzaga in Mantova.