Paolo II e Giorgio Podiebrad re «li Uremia. .’tsi ilei tutto onde preservare se stessi e gli altri da simili inganni.1 Fin dall’8 dicembre del 14(t5 Paolo II aveva prosciolto dal loro "inni!ilento verso il re tutti i sudditi di Giorgio; 2 il 6 febbraio del 11»;*; vennero categoricamente respinte le proposte fantastiche pre-M»iit.ii.• dal duca Luigi di Baviera in favore del re lioemo. IVr intendere la durezza d’un tale atto bisogna ricordare la parti vergognosa rappresentata da Giorgio precisamente nella que-«tione turca sotto Calisto III e Pio II. Fa davvero una strana impresone vedere il re mettere ora in prima linea quella ut essa i|tic>tione e. come ricompensa del suo ritorno alla Chiesa e della 'Uh partecipazione alla erociata. far chiedere anticipatamente per »è il titolo di imperatore di Costantinopoli e per un suo figlio la •lignità di arcivescovo di Praga. Un eretico recidivo, uno sperduto. pensava Paolo II. osa dunque, invece di far penitenza e scontare la pena, pretendere anche una ricompensa, quale appena si potreblie concedere al principe più cristiano e maggiormente lieti*merito della religione ! Egli vuol mettere ad usura il suo ritorno alla fede e vendere a mercede la propria coscienza. La sua ipo-' rit ! obbedienza sarebbe davvero un bel guadagno per la Chiesa. *1*ei ini mente poi col vecchio fermento che pur rimane nel regno. I* | ■ r di più 1« Sede apostolica lo deve anche pregare, riservati-•losi egli il diritto di accettare o respingere l'offerta ! L’arcive-che ci si domanda è un giovane appena ventenne, cresciuto in ai piaceri e ai vizi di suo padre, senza alcuna cognizione del diritto umano e divino; eretico fino a ieri, deve oggi essere ••levato subito ad arcivescovo ! Egualmente inaccettabile è poi la pretesa, che un tale arcivescovo diasi per ausiliare un inquisitore, ehi* perseguiti tutti gli «errori al di fuori delle Compat-l‘l,p». Astuzia finissima: non è questo un volere nel modo più •IM-rto domandare di nuovo la conferma delle Compattate ? E che devesi dire dell'aspirazione all'impero di Costantinopoli ? Evidentemente Giorgio vorrebbe con ciò ottenere un più facile pas-'»ecio da una confessione ad un’altra (alla greca). Ma la signoria 'h'gli infedeli, i quali non.hanno ancora riconosciuto la verità, è male più tollerabile del governo d’un eretico e scismatico, apo %t«*a dalla verità conosciuta. La Chiesa non è ancora caduta si in •■«jwo «la dover mendicar«* la protezione degli eretici e degli spogliatoli di chiese.3 '•“di IUchmasx. Krù'hMffrJu'k. I. 574. Siili* !«•«» iW tenori v. la dl*W-«H M.UKi.t'1 In HUInr. ZrUtrhr. di Sttm. XXXVIII. 4» »a., doro III! "*• a p. ."»* tl'i vipnc Indicata erroneaiwnt«- la data drU'a*«in*loiw al trono Il r della morte di Pio lì. ‘ Xrripl. rrr. Bile*. IX. 147 «a. '‘anlo II al duca I-nict di Itnvlera. « febbrai» 14**;. firrtpl. rrr. Hllr,. IX. ft|®. *‘fr. PAUm IV 2. J7S a.; BjwnitAJrjr. Hrinhigrarh. I. 575 *.; Kl.r-»Boiijt 351 *,; Joriia* lìti a.: MitKr.ul In Himtnr. Xriltrhr. di SmKi