322 Libro li. Capitolo 2. Paolo II. 14A4-1471. dopo l’altro i poeti greci e quindi i latini addncendo una serie pausi tolti dai padri della Chiesa e diretti contro i poeti scostatila! Ma mentre combatte gli adoratori fanatici degli antichi jxieti Barbaro cade alle volte nell’altro estremo di condannare in gelici-l’arte poetica. I suoi ragionamenti s'appuntano in questo, che. la «alitela nella lettura «lei poeti pagani è necessaria per i lai« «•usa tanto più si richiede per i religiosi «* i sacerdoti.1 lrn inviato riferisce «»«pressamente,2 «‘li«* fin dalla inetii «li inai dell’anno 1468 fu proibito a tutti i maestri di Roma l’uso «lei |><» antichi per il pericolo di eresia: purtroppo mancano ulteriori > tizi«*, tuttavia «'* probabile eli«* la proibizione pontificia si restring* ~ alle scuole. A«l ogni modo essa non colpiva tutti i poeti. ma «¡nel soltanto eli«* erano |»ericolosi jH*r riguardo ai costumi, come rile' • abbastanza chiaramente il papa agli inviati della lega. Ognuno p dovrà concludere «’li«* il punto di vista morale nel giudicare i eia siei era p«*r un papa l’unico giustificato e deve senz’altro kxlar come un atto provvidenziale l’aver fatto valere in questo «•anq la legge morale cristiana: il veleno è sempre veleno, anche se «• ferto in una fiala di cristallo molato. Circa l’esito del processo non abbiamo eli«* la relazione «lei 1*1; timi, «li eui va lasciata indecisa la verità. Secondo lui gli a«*catuto appurare che alcune espressioni licenziosi* e fr-vole. Dopo ciò anche la prigionia «lei carcerati venne limitata prim 1 al palazzo pontificio, poi ai dintorni «lei Vaticano, finalmente p l'intervencto di alcuni cardinali, s|>ecialmentc del Bessarion«*. all-* «•ittìl di Roma.3 Ma l’Accaderaia fu s«-iolta e gli studii classil i toposti a certe resi rizioni. -- t 1 • Ad rrv. in Ckrialo patron et dominai» dnm. Petrum HI. S. Il aro P' ibilrrum ¡tini, dipntitimmm ilmvot.u dei parimela epuroDpi Veronensi* ora: rimira pin ta*. Iji prefazione è datata : eJt Verona Cai. ApriI. HSo. Trovai notevole trattato nel Cnd. Reg. SIS. t. 167-192 dulia Biblioteca Vatlf*»* Tanto il 1 tartmro. citiamo colta contro il quale egli scrive, stanti« entrami sn un punto di vista unilaterale. 11 primo su quello del biasimo. Il nenand» *** quello della lode. llarbam prende di mira qun.«i end il si va meni e I ¡"«"ti e dò che v'i* di male nei buoni. U ano avversario solo dò che r'è di bene. B»r •»aro mori nel 1471 : redi Oaoumto, CanonA-i 28. * Il • dispaccio di Uwtnlhn de l’rnsauro a Fr. Sfon«, per mala f*1* troppo breve, e che nel **nso delle espressioni del papa qtil sopra citate «I n ferisce soltanto al poeti Immorali. suona cosi: • « Il papa lui proibito a t"! Il maestri de scolo che non vole 8. Sta che telano poeti per la heresla era 1,1 trata In certi che se delectavano ite questi poeti. Dat. Romae XVI Manli le**» Archivio di Stalo In Milano. Cari. gtm. ‘ Punsi “SS. In una lettera del Platina jier quanto lo sappia ancora i®1 tllta a Pietro e a Tommaso Capitoni a Flrenae, In data di Roma. 21 dlceta bre 1440, egli annunxia 11 ricupero della mia libertà e dice che durante la prigionia erasl occupato nel («imporri* lo scritto De falso ri rem homo e la **'* di Pio II. Sulla line Platina raccomanda al dentimi tarli di non dir male k preti perchè non ne venlwe male a loro. Colirti. FHIon a. 1320.