5Í)0 T.iliro Ili. Capitolo 11. Sisto IV. 1471-1484. riotto — dicesi in una lettera pontificia indirizzata a Mattia — al' biamo nuovamente appreso quanto già eraci noto (la lunga pezz;i con quale zelo cioè e con quanta riverenza Vostra Maestà addi mostri la propria devozione verso la Santa Sede e verso di Noi. che indegnamente la occupiamo, e con quale costanza Vostra Mar stà prosegua la guerra che da tanto tempo si conduce contro Turchi, gli empii nemici della nostra fede. Noi consideriamo ii Vostra Maestà il celebre e invincibile difensore e campione dell, fede cattolica ».1 Qualche tempo dopo sorsero tuttavia serie cow plicazioni riguardo alla provvisione della sede primaziale di Gran 11 primate Giovanni Reckensloer aveva abbandonato di proprio ai bitrio la sua diocesi per unirsi ai nemici del re e specialmenti a Federico 111. Essendo riuscite vane tutte le esortazioni fatte ;i Beckensloer perchè adempisse ai suoi doveri e tornasse, Matti; fece introdurre in Roma il processo canonico contro quell’infedt 1 prelato. Tutto ciò era assolutamente legittimo, ma il re passò con pletamente i limiti delle sue facoltà quando, senza attendere il risultato del processo, depose arbitrariamente il Beckensloer dall sua sede arcivescovile e la diede al giovane fratello di sua mogli' il cardinale Giovanni di Aragona. Sisto IV non poteva tollerare un tale offesa ai suoi diritti e si rifiutò di confermare il cardinale d Aragona.“ I ti altro conflitto con Roma sorse quando Mattia Corvini nell’anno 1480 passò Iti nomina al vescovato rimasto vacante di Mi drus alla sua sposa, la »piale nominò vescovo il suo confessore, il di menicauo dalmata Antonio da Zara. Prima che la regina dimandasi l’assenso del papa, questi aveva già nominato vescovo di Modrus ui cortigiano del cardinal Giuliano della Rovere, Cristoforo di Ragus; Sisto IV si attenne alla regola del diritto canonico, secondo la qual il papa è autorizzato a nominare il successore di un prelato, cln sia morto nella città di Roma. Mattia Corvino invece vide nella condotta del papa una grave offesa al suo diritto di patronato e i' tono minaccioso così scrisse al capo della Chiesa: « Vostra Santità sa bene, che gli Ungheresi per il carattere e le loro consuetudini sarebbero meglio disposti a separarsi una terza volta dalla Chiesa cattolica e passare nel campo degli infedeli, anzi che permettere chi le prebende ecclesiastiche del regno vengano conferite dalla Santa Sede mettendo in non cale il diritto regio di presento /.ione e di ne mina ». A Roma tuttavia non si lasciarono intimidire da questo lin guaggio. Allorché tre anni dopo il re di Napoli s’intromise a favori di ciò che voleva il papa, Mattia cedette ed accolse il candidato di Sisto IV, senza pregiudizio del suo diritto (li patronato.1 1 FuáK nói. Spiti. 117. * Fraknói, Mnttli. Corvinut 284 ss. ' Fraknói loc. cit. 283-284. La lettera di minaccia al papa è stata puhW'-cata dal Frakhói In Episl. M. Coriini 163-164. Nelle parole: ripudiare In