Libro III. Capitolo 12 li. Sistc. IV. 1471-1 1S4. il ritratto. Il Perugino lo ha dipinto nell’affresco della consegni delle chiavi: all’estrema destra nell’angolo vedesi Giovannino de' Dolci col mantello rosso gettato sulla veste verde e con la squadra in mano. La chiesa di S. Maria Nuova al Foro custodisce la toni l a di questo maestro, che di poco sopravvisse al compimento della più famosa delle sue opere.1 La cappella Sistina, divenuta in seguito la vera cappella p;-ì vata e di palazzo per le commoventi solennità ecclesiastiche semi pubbliche dei papi e presto anche per tenervi conclavi, forma un grande quadrilungo. Per le fondamenta furono adoperati i min i provenienti probabilmente dal tempo di Niccolò III. La straordinaria altezza del pian terreno dipende da ciò, che la cappella i dovette elevare lino al livello della sala Regia (aula magna) alla quale si appoggia dal lato Est. Questo pian terreno consiste in un sotterraneo quasi privo di luce, su cui si eleva un piano di mezzi», il quale conteneva locali per il cerimoniere pontificio, per i cantil i ed anche per custodire il vasellame e i paludamenti ecclesiastici La cappella propriamente detta era libera da tre lati; solo ad Est era unita all’antico palazzo aderente. Stemmi marmorei sul muro esterno proclamano anche oggidì la gloria del fondatore. 1 i giro di merli prima aperti, più tardi murati, corona il semplice e disadorno edificio che doveva nel medesimo tempo servire anche da fortezza perchè, essendo la parte più esterna a Nord-Ovest del Vaticano, abbisognava in modo speciale di difesa in mezzo alle agitazioni e alle guerre incessanti di quell’epoca. Sopra la volta della cappella furono disposti dei locali per la guarnigione militare e per i mezzi di difesa, i quali, sebbene modificati, si conservano an cora. Molii graffiti ai muri e due teste di guerrieri indicano con sicurezza che ivi sono stati una volta dei soldati. Anche oggi si riconoscono chiaramente le fessure e le aperture rotonde praticate nel muro ogni due merli, attraverso le quali i difensori potevano lanciare pietre e liquidi bollenti sui nemici che muovessero all’assalto.2 Questo edificio semplice e severo all’esterno, che nasconde nel suo interno i più grandi splendori del rinascimento e serviva al doppio scopo della celebrazione delle sacre funzioni e della difesa del Vaticano, è un vero simbolo di quel curioso tempo, in cui m mezzo allo strepito delle armi le arti belle giunsero in Italia a un fiore meraviglioso e solo troppo spesso i papi invece della capi«* e della tiara si cingevano di corazza e si mettevano l’elmo. ‘ Dell’iscrizione sepolcrale di Giovannino de' Dolci si conosce solo un frammento: vedi Forcella II. 5 n. 11. Cfr. Munto, (Hovan-nino >le' Dolci con tlocu<» inediti, Roma ISSO e Ktf.in m a\n 11_*.i s. 2 Cfr. Ktkinmahn 141 s., al quale spetta il merito di avere per il prinw dimostrato chiaramente il doppio carattere della Sistina, di cappella cine di fortezza.