442 Libro III. Capitolo 1. Sisto IV. 1471-1484. Più stretti ancora erano i rapporti del nuovo papa coi Fi reti tini. « I Medici, gli amici e fautori del modesto Tommaso da Sir zana, erano considerati anche da lui come suoi naturali all>. ; <‘iò si vide chiaramente allorché venne in Roma Pambascei «li obbedienza dei Fiorentini, a capo della quale stava Lorenzo il» Mi dici. Il ricevimento da parte del papa fu oltre ogni dire oim ti«-«, e cordiale. Lorenzo ebbe in dono due busti di marmo onti iti • gli si offri anche l'occasione di acquistare a poco prezzo n< Min« e cammei dell’eredità «li Paolo II. Ma l’affetto e la fiducia del : a|u si mostrarono poi anche mediante altri considerevoli favor Ij» banca romana dei Medici ricevette l’incarico di curare ^li atTari tinanziarii pontifici, con che si aprì a Lorenzo come a suo zio <>i» vanni Tomabnoni una fonte ili ricchezza. Anche riguardo a! mercio deH'allume di Tolfa gli furono fatte, nuove facilita «mi Fattosi ardito per tali dimostrazioni di favore, l’importuno « i>it* espresse anche il desiderio che gli stava più a cuore, che cioè il papa chiamarne uno della famiglia a far parte del suo supren consiglio. Era appunto questa la debolezza di Sisto IV, che «1 'il mente poteva negare qualcosa a chiunque. Acconsentì pei anche a questa domanda, e il furbo Lorenzo, ricolmo di favori pontifici, potè lasciare Roma soddisfatto, per poi ripagarli tx-n presto con ingratitudine.* Per qualche tempo Filippo de' Medici, arcivescovo di Pi-curò invero che si continuassero i buoni rapporti tra Firei •• (toma. « Il pontefice mi ha ricolmato di tanti onori — scriv i i1 15 novembre 1471 da Roma l’arcivescovo a Lorenzo de’ Medil i che non li potrei ridire se avessi cento lingue. Egli mi disse che n'1 dovessi persuadere di questo, che io potrei disporre a mio tu’ i'1*’ di papa Sisto IV, come se si trattasse «li me stesso. Se voi n,,n f«>sfe stato «pii in persona io vi scriverei anche altri parti"-bui «leH’aiTezione di Sua Santità verso la nostra casa; ma siccome •* conoscete, la reputo cosa superflua».3 ¡KM x|M>rania nell Kcrelicnza \o*tn; e «iiiesto suo svntintento non lo (^«ri®*1 latito dimoiti a im. |,| (nrdinal Gonzaga, ma lo ha detto pure in c*m«'«'l‘'r' c in «>gnl occasione in cui il discorso cada sii Vostra Altezza. Archi*.!' ** Stato In Milano. Sulla gru mie ambasciata milanese, della tinaie face» anche Axcanlo Maria Sforza, rifinisce la ('nmiin di Hnlomm 7SS». « fr N •* Tt'cct* 101 e KaTti I. 78. 7!». * StUMARSOW ”. ’ Giudizio di SCHMAR.HOW 8. «'fr. Kkimont. Loremo P. 243 s.. 251 ». : »’ l'nfrurxrur* 1S2: Frwst*. Sixlu* IV. 135 s. e l'iatacss STA. Il • disco n*’ ‘li iNHlien» iH>r ] Fiorentini fu tenuto ila lionato Acciainoli il :t di ottobre H,! (cfr. Vkspar. da Bisticci ed. Frati II. 2tM g. ; cfr. Mai. Spie. 1. 440: M***r cHr.i.M I 1. 41); esso trovasi nel Co d. ¿HI della Biblioteca c a p 11 •> I • r f «li Lucca, m«I Cod. li 5. IO. f. K» della Biblioteca Angelica di Bo»* e In un manoscritto della Riccardi a na di Firenze, dal quale ne rlp*** un passo I.AMirs (4-5). * IIi’rer. l.ortMzo 1»; cfr. 23 e 27.