Sisto IV protettore degli umanisti. Leto, che tuttavia viveva dedicato quasi esclusivamente all’insegnamento.1 A lui teneva dietro Fautore della prima grande storia «lei papi, il Platina. Fra i poeti vanno ricordati il Campano, il Por-eellio, Giacomo de Horetis, Francesco Quercente e»l Aurelio Brandolini, che con i suoi versi rapiva anche il papa così poco inclinato alla poesia, ad onore del quale si pubblicarono molti carmi laudativi.2 Quanto fosse grande il numero di tutti gli altri poeti, che componevano versi latini più o meno pregevoli, si può vedere da una raccolta rarissima di tali produzioni in. onore di un paggio di Girolamo Riario morto giovanissimo, certo Alessandro Cinuzzi, la quale fu stampata in Roma nel 1474. I poeti che vi contribuirono furono: Alexis Romanus (probabilmente Alessio Mannello), Augu-stinus Urbinns (Ag. Staccolli), Baccius Florentinus (Baccio Ugolini), Bernardinus Cylenius (B. Cillenio da Peschiera), Cyriàcus Florentinus, Emilius (Em. Buccabella), Flavius Pantagathus (Giov. Batt. Capranica), Ioh. Bapt. Viterbiensis (Almadianus), Lucidus Aristophilus, Manilius Rallns, Paolo da Pescina, detto Marsus, Pindarus Theutonicus, Publius Amerinus Quarqualius (Cherubino di Bartoli Quarqualio), Sigismondo de’ Conti, Timotheus Lucensis, Thomas Astyus. Quasi tutti i suddetti vivevano a Roma, il che prova che ivi i letterati erano tenuti in alta considerazione.3 Come Sisto riconoscesse anche i meriti di dotti defunti si vede dai favori da lui fatti ai figli di Flavio Biondo, Gasparo e Francesco.4 Ai servigi del papa stette pure Giovanni Filippo de Lignamine, editore di molti autori antichi; un parente di questo, il Domenicano Filippo de Lignamine, intraprese una continuazione della cronaca dei papi di Ricobaldo, che arrivava fino all’anno 1409 dedicandola al pontefice.5 Una bella attività regnava nella Roma di Sisto IV specialmente nel campo degli studii storici. L’esempio dato da Pio II intorno al 1 II suo stipendio ascendeva a 200 ducati romani aU’anno, vedi Burckhardt I7, 367. t>al 1477 anche Pietro Martire fu discepolo di Pomponio Leto; vedi Mazzuchexxi I 2, 773 s. e Hetdenheimer, Petrux Muri tir. Berlin 1881, 4. J Gebhardt, Adrian von Cometa 4 e Stein mann 595 s. Cfr. Renazzi I, 187 s. ; Muntz, Renaissance 4C8-409 e su Brandolini anche Vili.etteuve 14 e Schlecht, Zamometic 55. Riguardo alle relazioni di D. Calderaio oon Sisto IV vedi Giu-U.vri 76 s. Cfr. anche Fabricius-Mansi I. 107. Su Francesco Quercente v. (liuni. d. Ictt. XXXV, 167 s. e Zeitschr. f. ronumische Philol. XXII, 360 s. 1 Patetta in Bullet. Senese di stor. patria VI (1899), 157-166. il quale inoltre giustamente osserva, che non deve darsi alcuna speciale importanza ai lamenti intorno all’abbandono in cui erano lasciati i dotti sotto Sisto IV, giacché questi lamenti s’incontrano anche al tempo del più grande mecenatismo e sono per lo pili suggeriti da motivi del tutto personali e che sifesso non sono molto onorifici per gli autori. * Dimostrato da Wilmanns in Gótt. Gel. .Inc. 1879, 1502-1503 in base ai registri dell’Archivio segreto pontificio. 5 Fabricius-Miansi V.. 279-280. Cfr. Marini I, 180 s. e Meyer. Gesch. d. Botanik IV, 281.