KM Libro II. Capitolo ti. Paolo II. 1404-1471. «olirebbe finché l’imperatore non rinunciasse a rendergli quel > r vizio. « L’amorevolezza del papa, dice il Patrizi, fu presa in 1 ita maggiore considerazione, in quanto che il prestigio del papato è invero minore che nei tempi andati, ina la sua potenza è di in lunga superiore; poiché Dio ha disposto che la Chiesa romana, < r l’accortezza dei papi e specialmente di Paolo II, sia salita tam in ricchezza e potenza da poter sostenere il confronto coi più gì li regni. Al contrario la signoria dell’imperatore romano è camita così in basso, *die di lei non resta altro ohe il nome. In tale \ < i.» sitndìne di cose devesi far molto conto anche del più piccolo »1 di attenzione ». In seguito poi il maestro di cerimonie fa noi rr che il papa usò verso l’imperatore tutti quegli atti di cortesia, 'ir si osservano nei mutui rapporti tra eguali.1 Uno spettacolo grandioso per i Romani fu quando l’impeni diede la collana a 12.”> Tedeschi sopra il ponte del Tevere. Qui fu p\ire che Federico 111 dichiarò decaduto Galeazzo Maria dal cato milanese. Già in precedenza l’imperatore erasi rifiutato ad cordare un’udienza agli ambasciatori milanesi, perchè consider -t Milano come facenti» parte dell’impero. Pare che gli inviati abb * quindi avuto il coraggio di far sapere a Sua Maestà, che il ]>• del loro signore aveva acquistato il ducato con la spada e eh il figlio attendeva di perderlo nella medesima guisa.2 I negoziati di Federico III col papa riguardarono innanzi ti"'" la guerra contro i Turchi e gli hussiti. Quattro giorni subito doi> '• Natale se ne trattò in 1111 pubblico concistoro. Ivi per mezzo suo oratore l'imperatore dichiarò ch’egli non solo per soddisfai' il suo voto, ma anche per il bene universale erasi recato dal p;» n' della cristianità onde prenderne consigli e provvedimenti con1'*’ il pericolo turco. Allora Paolo II fece esporre tutti gli sforzi ni ^ in campo tino allora dalla Sede apostolica per raggiungere il gran'h* intento, e insieme dichiarare che aveva da parte sua esaurito <‘_n> mezzo e che quindi era adesso dovere dell'imperatore di consigli-11'’ e di agire. Allorché Federico dichiarò di non esser venuto a <1 •n consigli, ma a prenderne, il papa ripetè quanto aveva detto dianzi Quindi Federico si ritirò coi suoi consiglieri e gli ambasciatori prc senti in una sala attigua per ponderare maturatamente la costi, trattenendosi per un’ora. Come risultato della discussione egli or* propose di tenere un concilio generale in Costanza alla presen« dell’imperatore e del papa. Più tardi, narra l'Ammanati, dail-| maggior parte di quelli che solevano addentrarsi nelle faccende * P.vnUTirs 215-210. Cftr. CaskssU's 8S> p la • relazi«>oe di I. I’. Arri’* U'ims del 'Jtl dicembre 14(58. Archivio Gonza «a: v. Ap|>. n. HI. Sulla sita al luterano vedi Kohault 2B1 s.. 502. * Casessius S1Q. Chrnn. Kutjub. 1017. PI-atisa 7S5.' Gmrh. W. v. Sm*' v lume. ». Cir. Aotxoi.Fi I. 17-17.