Paolo II e Venezia. :wti < ¡rande fu l'imbarazzo degli uomini «li stato di Venezia, quando, I » hi anni dopo, quel medesimo cardinale da loro in simil guisa t u.ito fu assunto alla dignità di papa. Nessuna altra scelta avreb-1« |n>tuto tornar loro più sgradita di questa. Nondimeno furono .it’ .istanza prudenti da nascondere con ogni cura l’interno dispetto. 1 ■ ino subito ordinate dimostrazioni di gioia |»er l’elezione del i < i e tosto mandata anche a Roma una oltremodo splendida ululata d’obbedienza. Mentre ordinariamente |>er Rimili rasi non ' ■ vano destinati più di quattro inviati. — e solo per Gregorio XII "i Kngenio IV. essendo stati cittadini di Venezia, ne fu s|iedito un i"! ero doppio, — questa volta ne furono scelti dieci.1 Paolo II perù sai < va benissimo qual conto dovessi" fare di simili •■sterne dimo-t/ioni d’onore. Prima che arrivasse quella ambasceria i*gli crasi espresso in maniera risentita alla presenza ddl'ambasciatore mi aliene circa l’orgoglio e l'ostilità personale di certi uomini di ►t ifo di Venezia. Cotesti ambasciatori, egli {tensava, non rimar-ranno qui due settimane che già sarà scoppiata la discordia.2 infatti tin d'allora si ebbero spiacevoli dichiarazioni.-1 Ciò nonostante l’;uilo II tentò di avviare migliori rapporti con i suoi compatrioti!,4 1 .1 non gli riuscì. La tensione degli animi assunse ben tosto un • arattere sempre più violento |H>ichè nessuna |*otenza d’Europa ’fa guardata in Venezia con tanta gelosia, quanto la Siile Ro »'■ina.* Sulla fine del Canno 14fi5 Paolo II ••s|kwh* all’inviato di Milano una lunga serie di lagnanze a carico dei suoi concittadini. N-Ila questione turca, così dichiarava il papa, essi hanno imposto «1 riero una decima di proprio arbitrio. Essi pretendono, che i car-‘¡•»ali recandosi a Venezia paghino il dazio, ciò che non esige al-,'u» altro princi|>e cristiano. I» spregio in cui tengono i vescovi "stringe a continue rimostranze. Al l'arcivescovo di Spalato hau proibito di recarsi nel suo vescovato. Kssi cercano di usurpure la 'birra, che appartiene al I’aleologo Tommaso. I mereauti di \ «*• ’■< prendono l’allume dai Turehi e in tal mod«i somministrano I-oncia llMa e|.l*eo|«le (per e*. tornJ-U V. «fi» «rrrW» potato meglio «¡reirto. I.opinlone <11 Oavacii;» iUUI. P. /Mffcwe /’<>'«'- '«nctll* *.«#■. 238) «, dj aitri. rtM> n narhi sìa «tato I«f un anno rearoro «11 I*adora. è •rrv**,. .Mujnran ,TJ. Svisi'no USI. /»*. Brttc. Wl 8**c*o, Itiarii 52. *1» a. Is »1* Ta ebo le feste «11 Veneala erano destinate a far dimenticare l’of* “*** anteriore; cfr. la • lettera «lei Carretto a fr Sfona lo «lata di Roma 24 ot* “*** leM Biblioteca Ambroalana. Intorno all"amtwaeerla dt "Me-4l***a ». • «majuuurci ad an. Co*. 7S8 della V n i r e r a Ita r I a di Bologna. * V. App, „. fi Biblioteca Ambroalana. ’ * Uttera di Stefano Nardinl a Fr. Sfona da Roma « dicembre 14«. R I-1 * • t • e a Ambroalana. * CTr. Libri Commen. 153 a. ‘ Uaur. Orar*, é. RcpubUk l enriip " - 070