Lavori <li abbellimento in Itoma.
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I	ii Battista Alberti».1 Conservasi ancora un breve «lei 14 diri iltre del 1473 indirizzato al commissario pontificio Girolamo (I Giganti, nel quale si (lice: «.Oltre alle altre innumerevoli cure il dobbiamo avere a cuore la nettezza e la bellezza della nostra
•	fa; poiché se altra mai deve esser linda e bella, più di tutte lo
•	c essere quella ch’è capo del mondo e che per ragione della cattedra (li S. Pietro tiene sopra tutte le altre il primato. Ora noi i iisiderando, che, per negligenza (li coloro cui spetterebbe prov-\ lere al miglioramento delle strade, in molti luoghi le vie di <‘unnideazione sono sporche e brutte, noi ti ordiniamo di volgere i seguito la tua particolare attenzione a rimettere in buono stato
vie».2 Tosto nell'anno 1474 si cominciò il selciato delle strade il Ponte S. Angelo al Vaticano, poi anche le altre vie più impor-i mti della città furono lastricate con pietre quadre e rifatta la ' m da Monte Mario al Borgo: anche le mura e le ¡torte della città t i rono restaurate.8
    Sul principio dell'anno giubilare uscì la celebre bolla « che ununzia come idea fondamentale nientemeno che il rinnovamento i Roma ». Essa comincia così: « se egli è nostro dovere di rivolere le nostre cure a tutte le città dello Stato pontificio, ciò deve irsi principalmente della nostra capitale consacrata dal sangue (*i principi degli apostoli Pietro e Paolo; (li più come città sacer-otale e come figlia nostra dilettissima essa inerita la preferenza il tutte le altre. Disgraziatamente in seguito a molteplici infortunii *sa ha sofferto in abitanti e edifici. E’ perciò nostro desiderio che i accresca il numero delle sue anime e che i suoi edilizi vengano i»ene e degnamente riparati, insomma che si provveda con mezzi acconci ai suoi bisogni». A tutti (nielli che avessero contribuito a queste opere vengono assicurati vantaggi considerevoli per ciò che riguarda il possesso.4
  L'esecuzione di questi così legittimi desiderii del papa incontrò naturai mente una forte opposizione poiché tratta vasi di aprire una via alla nuova sistemazione delle strade su dominio privato attraverso a quelle abitazioni intrigate e gli stretti irregolari vicoli della città medioevale resi angusti da balconi, sporti e portici. Special-mente alcuni superbi baroni rifiutarono ostinatamente ogni accomodamento, non abituati a sacrificare il loro capriccio e la loro comodità al bene pubblico. Per conseguenza questa opera (li abbellimento procedette solo molto a rilento. I>a colpa di tufto l’aveva I>er i Romani re Ferrante, ma questi avrà tutt’al più confermato
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