('.li affreschi stnrico-tiliologici della Sistina. A sinist ra rlel gruppo centrale viene mandata in esecuzione la punizione di Datliau e ili Abiron, che sprofondano insieme all’al-fare profanato; a destra la scena narrata nel Levitico, Mosè che con l’imposizione delle mani consegna il sacrilego alla lapidazione. Quest’ultimo indossa una veste lunga, rosso-chiara, bizzarramente tagliata e con bavero bianco di pelliccia. Non vi può essere alcun dubbio, che qui il Botticelli volesse rappresentare quell’Andrea Za-mometic, che era giunto a chiamare il papa tiglio del diavolo e aveva cercato di abbatterlo — sebbene inutilmente — per mezzo ili un concilio. Già dei contemporanei nelle loro polemiche contro questo ribelle lo avevano paragonato a Core, Dathan e Abiron, dimandando per lui la lapidazione. Quanto importante apparisse al Botticelli precisamente la punizione del sacrilego si deduce dal ¡atto, che egli ha qui collocato otto teste di contemporanei. Nell'angolo a destra il Botticelli ha messo anche se stesso come uno che partecipa al trionfo del suo augusto patrono nel superare lo scisma minacciato dallo Zamometic.1 Con questa rappresentazione altamente drammatica del Botti-celli sta in contrasto stridente la consegna delle chiavi a S. Pietro del Perugino, che forma il quadro opposto. Qui la calma celestiale e grandezza divina del Signore, là Mosè altamente irritato, che 1 I41 spiegazione di questo affresco forma una delie parti più splendide dell’opera dello Stkin.mann 262 ss. In maniera pienamente persuasiva sono qui dichiarate colle fonti alla mano le relazioni con la storia del tempo. È lui pia «ere ner me poter aui richiamare l’attenzione su una testimonianza contemporanea finora non presa affatto in considerazione e che conferma le interpr -fazioni dello Steinmann. è una lettera del referendario a|K>stolico !.. Ghiere '■iati datata Jtornae XV. Cai. \ov. H82 e diretta al proposto di S. Pietro in Basilea (probabilmente il Dr. Giorgio Wilhelm!, che il 2!) di ottobre 1482 fu mandato a Roma), nella quale viene oppugnata Ut falsa teoria conciliare di Zamometic, e si ceri» di dissuadere Basilea dal favorirla. In questa lettera che fu tosto divulgata dalla stampa (donde una ristampa presso Cbeighton III, 28S-2U4 ; manoscritto nel Coll. Int. /1J. f. 125 s. della Biblioteca di Stato d i Monaco) si legge : « Recordetur non solimi Chorae, Datati et Abiron, qui sibi contra Moysem et Aaron sacerdotem sacrificando [ius] ¡itisi sunt usurpare, hiatu terrae absortos meritas illius tam sacrilegi [facti] penas luisse, veruni etiam ceteros ducentos quinquaginta, qui se ab ipsis separare noluerint igneirf a Domino proni mpentem consunipsisse. Quo esemplo, ut Cyprianus inquit, edo-eemur omnes obnoxios culi>ae et penae futures, qui se schistnsiticis contra prepo-sitos et sacerdotes suos irreUgiosa temeritate miscuerint. Nani non solum duces >‘t autores. veruni etiam tanquam huius furoris participes supplicìo destinant. •pii se a commuti ione malorum non segregaverint. precipiente per Moysem Domino et dicente: Separamini a tabernacuUs hóininuin istorum (lurissimorum et '■olite tangere de omnibus quae sunt eomm, ne simul pereatis in iteocatis eorum » età Poi più avanti L. Chieregati esclama ancora : < Quid tollerati», quid alitis <‘iiismodi personatas hypocritas, qui non a Deo vocati tanquam Aaron; honorem sibi sua temeritate assumere presumunt ». Quindi noi abbiamo anche l’iscrizione che il Botticelli mise nel suo dipinto sull’arco di Costantino.