1M Ul»n> I. Calatolo 4. Ilo II 1468-1104. qu«*sto punto 11**1 niio ultimo sta«lìo, in quello «Iella mediazioni- p-r la pace. L'esasperazione ila una parte e dall’altra era certam te ani-ora grande: le violente minare prese dal duca contro i partii delle eeiiHUre |Mintitleie dovettero prodnrre in Roma la più doli* -j impressione e gettare olio nel fuoco,1 ma «’imponevano wmpn- j>in di nuovo pro|Mi«te di accomo«lamento. L’ineflicacia dei mezzi r<*.-r-«•itivi della Chiesa e gli avvenimenti della Germania mossero Pio II a lasciarsi scenderò a trattative. Sigiamomi«) però voleva pur sem;« non sentir parlari» di chieder perdono dotto una forma per mite hr fosse; egli |ter*istcvn indicibile nell'iilea che il papa dovewe i** il primo toglier«' le censure. Contro a tale questione di principio, ¡->i contro alle alte pretese del Cardinal Cura, dovette naufragar«* 1» la mediazione «lei Veneziani, i quali desideravano urgente®«- i* un accomodamento a causa «lei turbato loro commercio di traiì to per il Tirolo.* Ma in seguito all'incontro fortunato di diverse circostanz* d pri-sciitò una soluzione a mezzo dello stesso ini|»erator«*. « Sani <*• simi» Padre», scriveva Federico III il 2 febbraio 14*’»4. <« «ir» ■ ormai tempo di regolare questa cosa. L’autorità della Chiesa, eora<-noi vediamo, va perdendo molto «li credito. E* n«*c«*ssario, avoto ri guardo ai nostri tempi, ili cessare alquanto dal rigor«*. Noi pregi •* mo Vostra Santità di consentirci che |M>K*iamo continuare n- le trattative. «* di rinnovare al vescovo di Lavont l’incarico di 1'^ nan* da noi e, dopo aver«* aggiustati* le cose e chiesta Passoluxi«* • di assolvere, di rimetter«* l'interdetto e di compier«* ogni altra e«-«* che sari» opportuna |**r il pieno ristabilimento e mantenimento de'!* pace Poiché tosti« che sarà «'onconlata la cosa riguardo alla rr stitnzione e ai suoi aectworii, noi nel nome e nelle veci del no*4r*< cugino, in forza del mandato che riceveremo, pregheremo sole« Demente e umilmente Vostra Santità o il vostro incaricato per l**e eduzione e la remissione «Ielle pene, j*er la (istituzione e per tutù» quanto sarà n«*«*»'ssario chi«*dere ».* L'improvvisa morte i|«*l Cusa (11 agosto 1464),* cui s«*gnl p<* 1 Juu It. jm sin *. • ViHuf III. 4WT ». 414 ». Il Jtui «ralla nw era IH h- «spimi drlla dUifcM» tlH VraniMi <2i.'-l«Ci « fr aorta* JowKiwwmv 243 s. • II. 4U4I& • Inlornu al tnttimlu «■ la luaria a unirà tao nxivntla «W Or* 1 S rw*lr\> lo V tornii rt.Ua ma sui Ara Ma ran»ltrri«lk-a .tri rantioak- •** •Imi llr-*o«. » Mi muirrr mi », l'msun lo Hi*lor Jakr* XIV. 3» * AatfculU l*i»i I. » a> • il «ratair •»«*•> ili I mmo. /.Mita 4,Un a»»rH« +* r imrrint in ' «or>» lafUn^ta li «‘fr in aorta- l uti 11 rwniMlli. jSv a. : ii|irwl«i><«r >M aauwuawnto lo Ituaaa |<«vaa» Ukbh V- r*rA«.*lr 4r» ìlutrtallrr*. K‘la IH» «Sin' rta lo «*m*a «I II»« M* <*' ,L* «M l«-*i»mriil>- aorta wll'A r r h I « i o «trlt'Aolma a Ilota a. Sulla i»e* "~ iwa ha «ala la iwbMtmafe«*- di tmiHn la UUIar J-hrl XIV S3P « n rwrr ilri i"u«a Oi r1|a rialo U dot* ama |«il|4taiu la |«Hoa «l'ila a ,v*