« Incredibile liberti! » dei letterati a Roma. rallegrarono del forte e libero discorso e ehe Sisto, quando seppe i particolari, sorrise.1 L'unico provvedimento preso in seguito a juesto incidente, fu che in avvenire i discorsi da tenersi innanzi1 il papa fossero prima sottoposti al Maestro del S. Palazzo.2 La « incredibile libertà » trovò la sua più eloquente espressione nel fatto, che il papa permise di riaprire l’Accademia romana proibita già da Paolo II e prese ai suoi servigi alcuni di quegli accademici, che come il Platina e Demetrio da Lucca erano stati coinvolti nella congiura contro Paolo II. Sisto IV vedeva appunto nell’umanesimo un movimento puramente letterario senza alcun pericolo per la religione. Egli non partecipava alle preoccupazioni suscitate nel suo predecessore dalle aberrazioni del falso indirizzo pagano di molti letterati. « Forse avrà pure creduto, che l’angustia in cui eransi trovati gli umanisti avesse loro cacciato di testa le idee pericolose ». Pomponio Leto potè riprendere con somma libertà le sue lezioni e alle sedute dell’Accademia non venne posto il menomo ostacolo. Era davvero uno spettacolo singolare: «Il culto dell’antichità fioriva coi suoi buoni lati e colle sue aberrazioni sotto il governo di un frate minore sedente sul seggio pontificio, al quale pare non abbia recato scandalo alcuno il pontificato di Pomponio Leto. Le adunanze che si tenevano al Quirinale, in casa di Pomponio presso gli orti di Costantino, dove abitava anche il Platina,3 riuscivano più solenni che mai. L’Accademia fu pubblicamente riconosciuta, e questo fu certo il mezzo più semplice per renderla innocua ».4 Anche alti dignitarii ecclesiastici stavano in ottime relazioni di amicizia con essa. I soci dell’Accademia si adoperavano per dissipare ogni timore dando alla loro associazione e alle loro adunanze un’aria esteriormente cristiana.5 Allorché il 21 aprile del 1483 gli accademici festeggiarono il natale della città di Roma, fu premessa una sacra funzione celebrata dal prefetto della Vaticana Demetrio da Lucca, dopo la quale Paolo da Pescina recitò un discorso. Al banchetto che poi si tenne presero parte sei 1 Iacob. Volatekkanus 173, cfr. 155 e 160 circa altre prediche, che Giacomo di Volterra giudica per U minuto. La predica del Tosca nella è stata scoperta da Schlecht e pubblicata in Zamometic 138*.s. (cfr. vi). 1 Questa notizia finora sconosciuta ho tolto dal * Diarium• di Pabis de Gbassis, il quale nel giorno della festa dell'Ascensione del 1517 ricorda questo decreto e racconta in proposito il caso accaduto sotto Sisto IV : * « Tunc unus auditor rotae, qui vocabatur Paulus de Tuscanella non ostenso sermone suo quem habiturus erat magistro palatii in cappella tanta ricala dixit de papa et eardinalibus ut hinc. statutuni fuit non habendum sermonem in cappella nisi prius iUum vidisset magister praedletus». Bibl. Rossiana a Vienna. * I>e case dei due eruditi stavano una accanto all’altra, vedi Adinolfi II. 254; cfr. Ardi, della. Soc. Rom. 1877, 478 s.; 1887, 635. 4 Reumost III 1, 351. Cfr. anche Schmabsow 28 e su Pomponio Leto, In-fessura (ed. Tommasini 118 nota). 5 Cfr. sopra p. 324.