392 Libro II. Capitolo C. Ruolo II. 1464-14:71. i quali tennero una parte »•«»sì importante nella storia «li Roma medioevale, una parte non ancora finita nel quattrocento. Il • Everso II «li Anguillara aveva dato abbastanza da fare agli imi • diati predecessori di Paolo II.1 In quel tempo il conte aveva to babilmente intrapreso una restaurazione del suo palazzo di I!" t Egli tuttavia non dimorava ordinariamente qui, ma nei mini' -i castelli del suo dominio, che una volta abbracciava l’intera Pi* tura. Il cardinale Ammanati ha tracciato del conte Everso II una descrizione terribile. Secondo lui il conte era una specie »li cavaliere di preda, il quale ammassava nelle fortezze i beni strappati alle città, ai pellegrini e ai mercanti : come il Malatesta era anch'< -li spregiatore di Dio e dei santi, e stava in lega con tutti i nenn.-i dei papi, ('he poi egli avesse anche qualche lato buono lo dimostralo le sue pie fondazioni per la chiesa di S. Maria Maggiore e IV*;«-dale del Luterano, sulla cui facciata scorgesi ancora l’arme «lei conte-8 Il conte Everso, che tino all’ultimo aveva sfidato l’io II, ni ori il 4 settembre del 1464.* I suoi due tigli, Francesco e Deifobo. fecero da principio al papa le più lusinghiere promesse, ma ben to>i«> si vide «-he 1») spirito irrequieto e prepotente del loro padre -pravviveva in essi. Siccome si mostravano apertamente inclinati a mantenere in subbuglio tutta la contrada, Paolo II decise «li muover gu«*rra a questa famiglia di tiranni, che aveva sfidato quattro pontefici e«l era diventata il flagello di quella parte dello Stato pontificia Alla sua prudenza e accortezza venne fatto di t-prendere i «'onti «lei tutto alla sprovvista. Sulla fine del giugno «lei 14t*r> usci contro quei disturbatori 1* sentenza «li scomunica e incontanente il cardinale Niccolò Forti" guerri, Federigo «li Urbino e Napoleone Orsini v s’avanzarono « •■ forze militari aggiungendosi ad essi le truppe del re di Napoli, n* tnico personale di Deifobo. Il nemico fn colto completamente al l’improvviso: vennero presi’ senza quasi colpo ferire tredici rocche, alcune «Ielle quali |>er la loro |H>sizione e fortificazione si reputa vano inespugnabili. In quei « niili di predoni » si trovarono ordigi-1 |x*r falsare monete pontificie, corrispondenze epistolari compromft tenti e molti disgraziati, i «inali erano stati condannati dai tiranni al carcere perpetuo. Deifobo scampò con la fuga a Venezia, Fran ' «'ir. il n«wtr» «il. I. «MI. ft>5 ». («ni. UBI) i* M>|)ra |i. sa «» 107. * Cfr. AMUAMATI. Vommrml. lìnnxiiKrini VII* ilS: Mmhumo, T"ì' .(«iniUlan l'J su. ; Ammun. ¡Mirranti r I ta Ungginrr. Unnm 1S57. Iter. 4: lUtllff Inv. iK! ; Arvm.mm '172 : (ìmu 1<*\ rii. * Non il 3 nf’tIpnibm lui tl «ìmixnovun (VII* 21K) »pieml« rl*n-' .m'ha ln>u paro sicuro *|*x-ialm«'nti- per «lati* <11-10: «I. TouMinisi «57>: ' IVpHaIHo ili Kvi*rw>. rlw una vnlta trovava»! in 8. Maria Maggiori*. sivo 15. n>l quali- *1 am>nia ipianlo rlfrrlw il Mario \rpr9ino 141. * «'fr. il * brp«> di l’aulii II a i («orr tk* Varala« «lei 10 giugno 14iV>. -'r ritirili ili Stalo In Kiren*«« l(>H»o).