(ili affreschi storico-tipologici iIella Sistina. Il dipinto posto di fronte alla catastrofe di Faraone è «la vocazione degli apostoli Pietro e Andrea» del Ghirlandaio, un affresco che per la sua grandezza monumentale si riconnette direttamente al Masaccio. Da vero maestro l'artista ha saputo cogliere nel gran fatto della vocazione degli apostoli Pietro e Andrea il lato più commovente e solenne: quest’affresco è come un presentimento della Pesca ili Pietro e del Pasce ore» rneas di Raffaello. Un paesaggio grandiosamente composto forma lo sfondo del quadro, il lago di Galilea circondato da rocce, sulle sponde del quale sorgono due città fortificate. 11 momento solenne in cui il Signore rivolge a Pietro e ad Andrea quelle parole: « Venite dietro di me, vi farò pescatori di uomini » è disegnato in mezzo sul davanti; quello che precedette e seguì a questa scena viene rimandato con saggio discernimento in più piccole proporzioni nello sfondo. La figura di ('risto campeggia molto signorilmente nel gruppo centrale della vocazione: «Un ideale del Cristo nobile (pianto questo, in cui infinita bontà trasfigura la profonda gravità, non è stato creato da nessun altro artista della Sistina ». Pietro ed Andrea stanno inginocchiati avanti al Cristo in atto di preghiera. Due gruppi numerosi fanno corte a destra e a sinistra alla scena principale. Non meno di ventitré personaggi del tempo sono qui rappresentati: teneri fanciulli, bei giovanetti, uomini rivelatori di caratteri, vecchi venerandi, donne graziose — tutte figure magnifiche e caratteristiche, su cui leggesi una gravità solenne. Pur troppo però tra tutti questi ritratti si • immette soltanto la relazione generale alla distruzione (lei nemici della Chiesa. A favore della mia spiegazione dell’affresco come un’allusione al jtericolo turco. alla quale si attiene pure Hiujkrs (Stimnun aun Maria-Lnach I/XII [1902], 418 ss.), sebbene erri nel non escludere nel medesimo tempo un rapporto con la battaglia di Campo Morto, — militano oltre ai momenti indicati nel testo anche i seguenti: 1. I.a cittA che vedesi nello sfondo non si può spiegare con una '■dazione alla battaglia di ('¡unpo Morto, mentre può benissimo rappresentare Otranto. 2. Che l’acqua del Mar Rosso rassomigli a una palude, come dice lo Stetnmann (434), per trovarvi 1111 rapporto con la battaglia avvenuta nella palude 'li Campo Sljorto, sembra una cosa alquanto forzata. Le navi invece che veggonsi nello sfondo ed il mare si adattano bene alla fiotta della crociata e alla posizione di Otranto. 3. La presenza del Itessanone e del reliquiario, che egli porta, sono inintelligibili nell’ipotesi di una relazione con la battaglia di Campo Morto. 4. Nella bolla della crociata stampata presso Kaynvi.o (1480, n. 20-24) trovasi questo passo a cui finora non si è fatto attenzione: «(>ir,nes igitur Christi fideles.,. "bnixe testamnr, requirinms et m,one:nus, ut dissensiones et aemulationes fraterna» in pacis et dilectionis foedera convertentes. apprehendant arma et scutum et exnrgant in adiutorium Iesu Christi. infirmi robore accingantur. ut arcurn fortumi superent et superbiam illorum humilient. (pii aon in Ileo, se in sua feritate confidimi, lirmiter sperantes in eo qui conterit India. uni rumini PhamotU* deiecit mare, quod ipse mittet in auxiUum de Saneto et de Xyon tuebitnr eos ». Con l aver richiamato l'attenzione a questo notevole passo non intendo io certamente affermare, che l’artista abbia avuto innanzi agli occhi, ma illustrare innanzi tutto le idee correnti nell’ambiente dal (piale sorse l’affresco.